Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/356

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 [59]
Diro prima la cauſa del partire
     Poi del ritorno l’udirete anchora:
     Se’l voſtro ardor Madonna intiepidire
     Potuto haueſſi col mio far dimora
     Viuere in voſtro ſeruitio e morire
     Voluto haurei, ne ſtarne ſenza vn’hora,
     Ma viſto quanto il mio ſtar vi noceffi
     Per non poter far meglio, andare eleffi.

 [60]
Fortuna mi tiro ſuor del camino
     In mezo vn boſco d’intricati rami,
     Doue odo vn grido riſonar vicino
     Come di donna che ſoccorſo chiami,
     V’accorro, e fopra vn lago cryſtallino
     Ritrouo u Fauno e’ hauea pſo a glihami
     In mezo l’acqua vna Donzella nuda
     E mangiarli il crudel la volea cruda.

 [61]
Cola mi trarli, e con la ſpada in mano
     (Perdi’ aiutar non la potea altrimente)
     Tolſi di vita il peſcator villano,
     Ella ſalto ne l’acqua immantinente,
     Non m’haurai (diſſe) dato aiuto in vano
     Ben ne farai premiato e riccamente
     Quáto chieder ſaprai, peti ſon Nympha
     Che viuo dètro a queſta chiara lympha

 [62]
Et ho poſſanza far coſe ſtupende
     E sforzar gli Elementi e la Natura
     Chiedi tu, quato il mio valor s’eſtende:
     Poi laſcia a me di ſatisfarti cura.
     Dal ciel la Luna al mio cantar diſcende ;
     S’agghiaccia il fuoco: e l’aria ſi fa dura
     Et ho lalhor con ſemplici parole
     Moſſa la terra, & ho fermato il Sole.

 [63]
Non le domado a queſta oſſerta vnire
     Theſor, ne dominar populi e terre
     Ne in piú virtú ne in piú vigor ſalire
     Ne vincer con honor tutte le guerre,
     Ma ſol che qualche via donde il deſire
     Voſtro s’adempia, mi ſchiuda e differre
     Ne piú le domado un ch’un’ altro effetto
     Ma tutta al ſuo giudicio mi rimetto.

 [64]
Hebbile a pena mia domanda eſpoſta
     Ch’ unaltra volta la vidi attuffata,
     Ne fece al mio parlare altra riſpoſta
     Ch di ſpruzzar ver me l’acqua incátata:
     Laqual non prima al viſo mi s’accolta
     Ch’io (non ſo come) ſon tutta mutata:
     Io’l ueggo, io’l ſento, e a penavero parmi
     Sento in maſchio di femina mutarmi.

 [65]
E ſé non foſſe che ſenza dimora
     Vi potete chiarir noi credereſte:
     E qual nell’altro feſſo in queſto anchora
     Ho le mie voglie ad vbbidirui preſte:
     Còmadate lor pur, che ſieno hor hora
     E ſempre mai, per voi vigile e deſte,
     Coſi le diſſi, e feci ch’ella iſteffa
     Trouo con man la veritade eſpreffa.

 [66]
Come interuiene a chi giá ſuor di ſpeme
     Di coſa ſia che nel pender molt’ habbia:
     Che mentre piú d’efferne priuo geme
     Piú ſé n’ afflige, e ſé ne ſtrugge e arrabbi
     Se ben la troua poi: tato gli pme
     L’hauer gran tempo feminato in ſabbia
     E la diſperation l’ha ſi male vſo
     Che non crede a ſé ſteffo, e ſta confuſo.