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Diro prima la cauſa del partire
Poi del ritorno l’udirete anchora:
Se’l voſtro ardor Madonna intiepidire
Potuto haueſſi col mio far dimora
Viuere in voſtro ſeruitio e morire
Voluto haurei, ne ſtarne ſenza vn’hora,
Ma viſto quanto il mio ſtar vi noceffi
Per non poter far meglio, andare eleffi.
[60]
Fortuna mi tiro ſuor del camino
In mezo vn boſco d’intricati rami,
Doue odo vn grido riſonar vicino
Come di donna che ſoccorſo chiami,
V’accorro, e fopra vn lago cryſtallino
Ritrouo u Fauno e’ hauea pſo a glihami
In mezo l’acqua vna Donzella nuda
E mangiarli il crudel la volea cruda.
[61]
Cola mi trarli, e con la ſpada in mano
(Perdi’ aiutar non la potea altrimente)
Tolſi di vita il peſcator villano,
Ella ſalto ne l’acqua immantinente,
Non m’haurai (diſſe) dato aiuto in vano
Ben ne farai premiato e riccamente
Quáto chieder ſaprai, peti ſon Nympha
Che viuo dètro a queſta chiara lympha
[62]
Et ho poſſanza far coſe ſtupende
E sforzar gli Elementi e la Natura
Chiedi tu, quato il mio valor s’eſtende:
Poi laſcia a me di ſatisfarti cura.
Dal ciel la Luna al mio cantar diſcende ;
S’agghiaccia il fuoco: e l’aria ſi fa dura
Et ho lalhor con ſemplici parole
Moſſa la terra, & ho fermato il Sole.
[63]
Non le domado a queſta oſſerta vnire
Theſor, ne dominar populi e terre
Ne in piú virtú ne in piú vigor ſalire
Ne vincer con honor tutte le guerre,
Ma ſol che qualche via donde il deſire
Voſtro s’adempia, mi ſchiuda e differre
Ne piú le domado un ch’un’ altro effetto
Ma tutta al ſuo giudicio mi rimetto.
[64]
Hebbile a pena mia domanda eſpoſta
Ch’ unaltra volta la vidi attuffata,
Ne fece al mio parlare altra riſpoſta
Ch di ſpruzzar ver me l’acqua incátata:
Laqual non prima al viſo mi s’accolta
Ch’io (non ſo come) ſon tutta mutata:
Io’l ueggo, io’l ſento, e a penavero parmi
Sento in maſchio di femina mutarmi.
[65]
E ſé non foſſe che ſenza dimora
Vi potete chiarir noi credereſte:
E qual nell’altro feſſo in queſto anchora
Ho le mie voglie ad vbbidirui preſte:
Còmadate lor pur, che ſieno hor hora
E ſempre mai, per voi vigile e deſte,
Coſi le diſſi, e feci ch’ella iſteffa
Trouo con man la veritade eſpreffa.
[66]
Come interuiene a chi giá ſuor di ſpeme
Di coſa ſia che nel pender molt’ habbia:
Che mentre piú d’efferne priuo geme
Piú ſé n’ afflige, e ſé ne ſtrugge e arrabbi
Se ben la troua poi: tato gli pme
L’hauer gran tempo feminato in ſabbia
E la diſperation l’ha ſi male vſo
Che non crede a ſé ſteffo, e ſta confuſo.