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La ſorza ilei terribil Rodomonte:
Quella di Mandricardo ſuribondo:
Quella del ’buon Ruggier di virtú ſonte
Del re Gradaſſo ſi famoſo al mondo:
E di Marphiſa l’intrepida ſonte:
Col Re Circaſſo a neſſun mai fecondo.
Fero chiamar fan Giani, e fan Dionygi,
Al Re di Francia e ritrouar Parigi.
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Di queſti cauallieri, e di Marphiſa
l’ardire inuitto, e la mirabil poſſa,
Non ſu Signor di ſorte, non ſu in guiſa
Ch’ imaginar, non che deſcriuer poſſa,
Quindi ſi può ſtimar che gente vcciſa
Foſſe quel giorno, e che crudel percoſſa
Haueſſe Carlo, arroge poi con loro
Con Ferau piú d’un famoſo Moro.
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Molti per fretta s’ affogaro in Senna
Che’l ponte non potea ſupplire a tanti:
E deſiar come Icaro la penna:
Perche la morte haueá dietro e dauanti:
Eccetto Vggieri, e il Marcheſe di Vièna
I Paladin fur preſi tutti quanti,
Oliuier ritorno ferito ſotto
La ſpalla deſtra, Vggier col capo rotto.
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E ſé, come Rinaldo, e come Orlando,
Laſciato Brandimarte haueſſe il giuoco:
Carlo n’ andaua di Parigi in bando:
Se potea viuo vſcir di ſi gran fuoco,
Ciò che potè ſé Brandimarte, e quando
Non potè piú, diede alla ſuria loco,
Coſi Fortuna ad Agramante arrife
Ch’unaltra volta a Carlo aſſedio miſe.
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Di vedouelle i gridi e le querele
E d’Orphani fanciulli, e di vecchi orbi,
Nel eterno ſeren doue Michele
Sedea, ſalir ſuor di queſti aer torbi:
E gli fecion veder come il fedele
Popul, preda de Lupi era e de Corbi
Di Francia, d’ Inghilterra, e di Lamagna
Che tutta hauea coperta la campagna.
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Nel viſo s’arroſſi l’Angel beato
Parendogli che mal foſſe vbidito
Al Creatore, e ſi chiamo ingannato
Da la Diſcordia perfida, e tradito:
D’accender liti tra i pagani, dato
Le hauea l’affunto, e mal’era eſequito:
Anzi tutto il cótrario al ſuo diſegno
Parea hauer fatto, a chi guardaua al ſegno
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Come ſeruo fedel, che piú d’ amore,
Che di memoria abondi, e che s’aueggia
Hauer meſſo in oblio coſa ch’a core
Quato la vita e l’anima hauer deggia,
Studia con fretta d’emendar l’errore
Ne vuol ch pria il ſuo Signor lo veggia:
Coſi l’Angelo a Dio ſalir non volſe
Se de l’obligo prima non ſi ſciolſe ,
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Al moniſter, doue altre volte hauea
La Diſcordia veduta, drizzo l’ali:
Trouolla ch’in capitulo ſedea
A nuoua elettion de gli vfficiali,
E di veder, diletto ſi prendea,
Volar pel capo a ſrati i breuiali:
Le man le poſe l’Angelo nel crine
E pugna e calci le die ſenza ſine.