|
Canto Ventesimosettimo |
353 |
[70]
Et eran poi venuti oue il deſtriero
Facea mordendo il ricco ſren ſpumofo:
Io dico il buon Fròtin, per cui Ruggiero
Staua iracondo e piú che mai ſdegnoſo:
Sacripante ch’a por tal caualliero
In campo hauea, miraua curioſo,
Se bè ferrato, e ben guemito, e in punto
Era il deſtrier, come doueafi a punto.
[71]
E venendo a guardargli piú a minuto
I ſegni le fattezze iſnelle & atte:
Hebbe ſuor d’ ogni dubbio conoſciuto
Che queſto era il deſtrier ſuo Frotalatte,
Che tanto caro giá s’ hauea tenuto
Per cui giá hauea mille querele fatte:
E poi che gli ſu tolto: vn tempo volſe
Sempre ire a piedi: in modo gliene dolſe.
[72]
Inazi Albracca glie l’hauea Brunello
Tolto di ſotto, quel medeſmo giorno
Ch’ad Angelica anchor tolſe l’annello
Al Conte Orlando Baliſarda e’l corno:
E la ſpada a Marphiſa, & hauea quello
Dopo che fece in Africa ritomo:
Con Baliſarda inſieme a Ruggier dato
Ilqual l’hauea Frontin poi nominato.
[73]
Quando conobbe non ſi apporre in fallo:
Dine il Circaffo al Re d’Algier riuolto
Sappi Signor, che queſto e mio cauallo
Ch’ ad Albracca di ſurto mi ſu tolto,
Bene haurei teſtimoni da prouallo
Ma perche ſon da noi lontani molto
S’ alcun lo niega, io gli vo foſtenere
Con l’arme in man le mie parole vere
[74]
Ben ſon contento per la compagnia
In queſti pochi di ſtata ſra noi:
Che preſtato il cauallo hoggi ti ſia,
Ch’io veggo ben che ſenza far nò puoi,
Perho con patto, ſé per coſa mia
E preſtata da me conoſcer vuoi
Altrimente d’ hauerlo non far ſtima
O ſé non lo combatti meco prima.
[75]
Rodomote del quale vn piú orgoglioſo
Nò hebbe mai tutto il meſtier de l’arme
Alquale in eſſer ſorte e coraggioſo
Alcuno antico d’uguagliar non parme:
Riſpofe, Sacripante ogn’ altro ch’ofo
Fuor che tu, foſſe in tal modo a parlarme
Con ſuo mal ſi faria toſto auueduto
Che meglio era per lui di naſcer muto.
[76]
Ma per la cópagnia ch (come hai detto)
Nouellamente inſieme riabbiamo preſa:
Ti ſon contento hauer tanto riſpetto
Ch’io t’ammonifea a tardar qſta impreſa,
Fin che de la battaglia veggi effetto
Che ſra il Tartaro e me toſto ſia acceſa:
Doue, porti vno eſempio inanzi ſpero,
C haurai di giá a dirmi habbi ildeſtriero
[77]
Glie teco corteſia l’eſſer villano
(Ditte ilCircaſſo pie d’ ira e di iſdegno)
Ma piú chiaro ti dico bora e piú piano
Che tu no faccia i quel deſtrier diſegno:
Che te lo defendo io, tanto ch’in mano
Queſta vindice mia ſpada foſtegno,
E metteroui inſino l’ugna e il dente
Se non potrò difenderlo altrimente.