Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/393

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 [118]
Ne lunga ſeruitu, ne grand’ amore
     Che ti ſu a mille proue manifeſto,
     Hebbono ſorza di tenerti il core
     Che no ſoſſi a cangiarli almen ſi preſto:
     Non perdi’ a Mandricardo inſeriore
     Io ti pareſſi: di te priuo reſto:
     Ne ſo trouar cagione a i caſi miei
     Se nò queſt’una che femina fei.

 [119]
Credo che t’ habbia la Natura e Dio
     Produtto o ſcelerato feſſo al mondo
     Per vna ſoma: per vn graue ſio
     Del’huom, che ſenza te faria giocondo:
     Come ha produtto ancho il ſerpente rio
     E il Lupo e l’Orio, e fa l’aer fecondo
     E di moſche, e di veſpe, e di tafani
     E l’oglio e auena fa naſcer tra i grani.

 [120]
Perche fatto non ha V alma Natura
     Che ſenza te poteſſe naſcer l’huomo?
     Come s’ ineſta per humana cura
     L’u fopra l’altro, il pero, ilſorbo, e’l pome
     Ma quella non può far ſempre a miſura:
     Anzi s’io vo guardar come io la nomo
     Veggo che non può far coſa perfetta
     Poi che Natura femina vien detta.

 [121]
Non ſiate perho tumide e faſtofe
     Dóne, per dir ch F huom ſia voſtro figlio.
     Che de le ſpine anchor naſcon le roſe:
     E d’una fetida herba naſce il giglio,
     Importune, ſuperbe, diſpettofe,
     Priue d’amor, di fede, e di conſiglio,
     Temerarie, crudeli, inique, ingrate
     Per peſtilentia eterna al mondo nate.

 [122]
Con queſte & altre & inſinite appreſſo
     Querele, il Re di Sarza ſé ne giua:
     Hor ragionando in vn parlar ſommeſſo
     Quado in vn ſuon che di lontan s’ udiua:
     In onta e in biaſmo del femineo feſſo,
     E certo da ragion ſi dipartiua
     Che per vna o per due che troui ree
     Che cento buone ſien creder ſi dee.

 [123]
Se ben di quante io n’ habbia ſin q amate
     Non n’ habbia mai trouata vna fedele:
     Perfide tutte io non vo dir ne ingrate:
     Ma darne colpa al mio deſtin crudele,
     Molte hor ne ſono, e piú giá ne ſon ſtate
     Che no dan cauſa ad huom che ſi qrele:
     Ma mia fortuna vuol, che s’una ria
     Ne ſia tra cento, io di lei preda ſia.

 [124]
Pur vo tanto cercar prima ch’io mora,
     Anzi prima che’l crin piú mi s’imbiachi,
     Che ſorſè diro vn di, che p me anchora
     Alcuna ſia che di ſua ſé non manchi,
     Se qſto auuien (che di ſperanza ſuora
     Io no ne ſon) no ſia mai ch’io mi ſtanchi:
     Di farla a mia poſſanza glorioſa
     CO ligua e co ichioſtro, e i verſo e i pſa.

 [125]
Il Saracin non hauea manco ſdegno
     Contra il fu’o Re, che contra la Dòzella,
     E coſi di ragion paſſaua il ſegno
     Biaſmando lui, come biaſmando quella,
     Ha diſio diveder che fopra il regno
     Gli cada tanto mal: tanta procella,
     Ch’ in Africa ogni caſa ſi funeſti
     Ne pietra ſalda fopra pietra reſti.