Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/400

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 [32]
Le ſtanze ſue che ſono appreſſo al tetto
     l’ultime, inanzi hanno vna ſala antica:
     Quiui ſolingo (perche ogni diletto
     Perdi’ ogni compagnia proua nimica)
     Si ritrahea, Tempre aggiungédo al petto
     Di piú graui penſier nuoua fatica:
     E trouo quiui (hor chi lo crederla?)
     Chi lo ſano de la ſua piaga ria.

 [33]
In capo de la ſala, oue e piú ſcuro
     Che non vi s’ uſa le fineſtre aprire:
     Vede che’l palco mal ſi giunge al muro
     Et fa d’ aria piú chiara vn raggio vſcire:
     Pon l’occhio quindi, e vede ql che duro
     A creder ſora a chi l’udiſſe dire:
     No l’ode egli d’altrui, ma ſé lo vede
     Et ancho a gli occhi ſuoi pprii no crede.

 [34]
Quindi ſcopria de la Regina tutta
     La piú ſecreta ſtanza e la piú bella:
     Oue perſona non verria introdutta
     Se per molto fedel non l’haueſſe ella,
     Quindi mirando vide in ſtrana lutta
     Ch’ un Nano auiticchiato era co quella,
     Et era quel piccin ſtato ſi dotto
     Che la Regina hauea mena di ſotto.

 [35]
Attonito Iocondo e ſtupefatto
     E credendo ſognarſi, vn pezzo ſtette,
     E quando vide pur che gli era in fatto
     E non in ſogno, a ſé ſteffo credette,
     A vno ſgrignuto moſtro e contrafatto
     Dunque diſſe coſtei ſi ſottomette?
     Che’l maggior Re del modo ha p marito
     Piú bello e piú corteſe, o che appetito.

 [36]
E de la moglie ſua, che coſi ſpeffo
Piú d’ ognaltra biaſmaua, ricordoſſe,
Perche’l ragazzo s’ hauea tolto appreſſo
Et hor gli parue che eſcufabil ſotte:
Non era colpa ſua piú che del feſſo
Che d’ un ſolo huomo mai non cotétoſſe,
E s’ha tutte vna macchia d’uno ichioſtro
Almen la ſua nò s’ hauea tolto vn moſtro

 [37]
Il di ſeguente alla medeſima hora
     Al medeſimo loco fa ritorno
     E la Regina e il Nano vede anchora
     Che ſano al Re pur il medeſmo ſcorno
     Troua l’altro di anchor che ſi lauora
     E l’altro, e al ſin non ſi fa feſta giorno,
     E la Regina, che gli par piú ſtrano:
     Sempre ſi duol che poco l’ami il Nano.

 [38]
Stette ſra glialtrivn giorno a veder ch’ella
     Era turbata, e in gran malenconia,
     Che due volte chiamar per la donzella
     Il Nano fatto hauea, n’ anchor venia:
     Mando la terza volta, & vdi quella
     Che, Madonna egli giuoca, riferia
     E per non ſtare in perdita d’un ſoldo
     A voi niega venire il manigoldo.

 [39]
A ſi ſtrano ſpettacolo Iocondo
     Raſerena la ſronte, e gliocchi, e il viſo:
     E quale in nome, diuento giocondo
     D’effetto anchora, e torno il piato in riſo,
     Allegro torna e graſſo e rubicondo
     Che ſembra vn Cherubin del Paradiſo,
     Che’l Re, il fratello, e tutta la famiglia
     Di tal mutation ſi marauiglia.