Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/410

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 [8]
Rodomonte crudel poi che leuato
     S’ hebbe da canto il garrulo Eremita,
     Si ritorno con viſo men turbato
     Verſo la donna meſta e ſbigottita
     E col parlar ch’e ſra gliamanti uſato
     Dicea ch’era il ſuo core, e la ſua vita:
     E’l ſuo conſorto: e la ſua cara ſpeme:
     Etaltri nomi tai che vanno inſieme.

 [9]
E ſi moſtro ſi coſtumato allhora
     Che non le fece alcun ſegno di ſorza,
     Il ſembiante gentil che l’innamora
     l’uſato orgoglio in lui ſpegne & amorza
     E ben che’l ſrutto trar ne poſſa ſuora
     Paſſar non perho vuole oltre a la ſcorza,
     Che non gli par che poteſſe eſſer buono
     Quado da lei non lo accetaffe in dono.

 [10]
Et coſi di diſporre a poco a poco
     A ſuoi piaceri Iſſabella credea
     Ella che in ſi ſolingo e ſtrano loco
     Qual topo in piede al gatto ſi vedea,
     Vorria trouarſi inanzi in mezo il fuoco
     E ſeco tutta volta riuolgea
     S’ alcun partito alcuna via foſſe atta
     A trarla quindi immaculata e intatta,

 [11]
Fa nel animo ſuo proponimento
     Di darſi con ſua man prima la morte
     Ch’I barbaro crudel n’habbia il ſuoltéto.
     E che le ſia cagion d’ errar ſi ſorte
     Cétra quel cauallier ch’in braccio ſpeto
     l’hauea crudele e diſpietata ſorte,
     A cui fatto haue col penſier deuoto
     De la ſua caſtita perpetuo voto.

 [12]
Creſcer piú ſempre l’appetito cieco
     Vede del Re pagan ne fa che farſi:
     Ben fa che vuol venire all’atto bieco
     Oue i contraſti ſuoi tutti ſien ſcarfi:
     Pur diſcorrendo molte coſe ſeco
     Il modo trouo al ſin di ripararli:
     E di ſaluar la caſtita ſua, come
     Io vi diro con lungo e chiaro nome.

 [13]
Al brutto Saracin che le venia
     Giá contra con parole e con effetti
     Priui di tutta quella corteſia
     Che moſtrata le hauea ne primi detti:
     Se fate che con voi ſicura io ſia
     del mio honor, diſſe, e ch’io nò nefoſpetti
     Coſa all’incontro vi darò, che molto
     Piú vi varrá, e’ hauermi l’honor tolto.

 [14]
Per vn piacer di ſi poco momento
     Di che n’ ha ſi abondaza tutto’l mondo
     Non diſprezzate vn perpetuo contento:
     Vn vero gaudio a nullo altro fecondo,
     Potrete tuttauia ritrouar cento
     E mille donne di viſo giocondo,
     Ma chi vi poſſa dar queſto mio dono
     Neſſuno al mondo o pochi altri ci ſono.

 [15]
Ho notitia d’un’ herba, e l’ho veduta
     Venendo, e ſo doue tremarne appreſſo:
     Che bollita con helera e con ruta
     Ad vn fuoco di legna di cypreſſo,
     E ſra mano innocenti indi premuta:
     Manda vn liquor che chi ſi bagna d’effo
     Tre volte il corpo, in tal modo l’indura
     Che dal ferro e dal fuoco l’aſſicura.