Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/417

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 [64]
     Caccia Angelica in fretta la giumenta
     E co sferza e con ſpron tocca e ritocca:
     Che le parrebbe a quel biſogno lenta
     Se ben volaſſe piú che ſtral da cocca,
     De P annel e’ ha nel dito ſi ramenta
     Che può ſaluarla, e ſé lo getta in bocca,
     E P annel che non perde il ſuo coſtume
La fa ſparir come ad vn ſoſſio il lume.

 [65]
O foſſe la paura, o che pigliaſſe
     Tanto diſconcio nel mutar l’annello
     O pur che la giumenta traboccale:
     Che no poſſo affermar queſto ne quello,
     Nel medeſmo momento che ſi traſſe
     l’annello in bocca, e celo il viſo bello
     Leuo le gambe, & vſci de l’arcione
     E ſi trouo riuerſa in fu’l fabbione.

 [66]
Piú corto che quel ſalto era dua dita
     Auiluppata rimanea col matto,
     Che con l’urto le hauria tolta la vita:
     Ma gran ventura l’aiuto a quel tratto,
     Cerchi pur ch’altro ſurto le dia aita
     D’un’ altra beſtia, come prima ha fatto,
     Che piú non e per rihauer mai queſta
     Ch’ inanzi al Paladin l’arena peſta.

 [67]
Non dubitate giá, ch’ella non s’ habbia
     A prouedere, e ſeguitiamo Orlando,
     In cui non ceſſa P impeto e la rabbia
     Perche ſi vada Angelica celando,
     Segue la beſtia per la nuda ſabbia
     E ſé le vien piú ſempre approſſimando,
     Giá giá la tocca, & ecco l’ha nel crine
     Indi nel ſreno, e la ritiene al ſine.

 [68]
Con quella feſta il Paladin la piglia
     Ch’ un’ altro haurebbe fatto vna dozella
     Le raffetta le redine e la briglia
     E ſpicca vn ſalto & entra ne la fella:
     E correndo la caccia molte miglia
     Senza ripoſo in qſta parte e in quella,
     Mai non le leua ne fella ne ſreno
     Ne le laſcia guſtare herba ne ſieno.

 [69]
Volendoli cacciare oltre vna ſoſſa
     Sozopra ſé ne va con la caualla,
     Non nocque a lui ne ſenti la percoſſa:
     Ma nel fondo la miſera ſi ſpalla,
     Non vede Orlando come trar la poſſa
     E ſinalmente ſé l’arreca in ſpalla
     E ſu ritorna e va con tutto il carco
     Quato in tre volte no trarrebbe vn’ arco.

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Sentendo poi che gli grauaua troppo
     La poſe in terra: e volea trarla a mano:
     Ella il ſeguia con palio lento e zoppo
     Dicea Orlado camina, e dicea in vano:
     Se l’haueſſe ſeguito di galoppo
     Affai non era al deſiderio inſano,
     AI ſin dal capo le leuo il capeſtro
     E dietro la lego fopra il pie deſtro.

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E coli la ſtrafeina e la conforta
     Che lo potrá ſeguir con maggior agio,
     Qual leua il pelo, e quale il cuoio porta
     De i faſſi ch’eran nel camin maluagio,
     La mal condotta beſtia reſto morta
     Finalmente di ſtratio e di diſagio:
     Oliando non le penſa e non la guarda
     E via correndo il ſuo camin non tarda.