Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/442

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 [92]
E fu’l lito del mar s’era condutto
     Oue douea la pugna diffinire:
     Ma Malagigi a turbar venne il tutto
     Che ſé il cugin (mal grado ſuo) partire,
     Hauendol fopra vn legno in mar ridutto
     Lungo faria tutta l’hiſtoria dire:
     Da indi in qua ſtimo timido e vile
     Sempre Gradano il Paladin gentile.

 [93]
Hor che Gradaſſo eſſer Rinaldo intende
     Coſtui ch’aſſale il campo, ſé n’ allegra:
     Si veſte l’arme, e la ſua Alfana prende
     E cercando lo va per l’aria negra,
     E quanti ne riſcontra a terra ſtende
     Et inconſuſo laſcia afflitta & egra
     La gente, o ſia di Lybia, o ſia di Francia
     Tutti li mena a vn par la buona lancia,

 [94]
Lo va di qua, di la, tanto cercando
     Chiamádo ſpeffo, e quato può piú ſorte:
     E ſempre a quella parte declinando
     Oue piú ſolte ſon le genti morte,
     Ch’ai ſin s’incontra in lui brando p brado
     Poi che le lancie loro ad vna ſorte
     Eran falite in mille ſcheggie rotte
     Sin’ al carro ſtellato de la notte.

 [95]
Quando Gradaſſo il Paladin gagliardo
     Conoſce, e non perche ne vegga inſegna
     Ma per gli horrendi colpi, e per Baiardo
     Che par che ſol tutto quel campo tegna,
     Non e (gridando) a improuerargli tardo
     La proua che di ſé fece no degna:
     Ch’ai dato campo il giorno non cóparfe
     Che tra lor la battaglia douea farſe.

 [96]
Suggiunſe poi, tu ſorſè haueui ſpeme
     Se poteui naſconderti quel punto:
     Che no mai piú per raccozarci inſieme
     Foſſimo al mòdo, hor vedi ch’io t’ho giúto,
     Sie certo, ſé tu adaſſi ne l’eſtreme
     Foſſe di ſtygie, o ſoſſi in cielo aſſunto
     Ti ſeguiro, quado habbi il deſtrier teco
     Ne l’alta luce, e giú nel mondo cieco.

 [97]
Se d’ hauer meco a far nò ti da il core
     E vedi giá che non puoi ſtarmi a paro,
     E piú (timi la vita che l’honore:
     Senza periglio ci puoi far riparo,
     Quando mi laſci in pace il corridore
     E viuer puoi ſé ſi t’ e il viuer caro:
     Ma viui a pie, che no merti cauallo
     S’ alla caualleria fai ſi gran fallo.

 [98]
A quel parlar ſi ritrouo preſente
     Con Ricciardetto il cauallier Seluaggio
     E le ſpade ambi traſſero vgualmente
     Per far parere il Serican mal faggio,
     Ma Rinaldo s’ oppoſe immantinete
     E nò pati che ſé gli feſſe oltraggio:
     Dicendo ſenza voi dunque non ſono
     A chi m’oltraggia per riſponder buono?

 [99]
Poi ſé ne ritorno verſo il Pagano
     E diſſe, odi Gradaſſo, io voglio farte
     Se tu m’aſcolti: manifeſto e piano
     Ch’ io venni alla marina a ritrouarte,
     E poi ti foſterro con l’arme in mano
     Che t’ hauro detto il vero in ogni parte:
     E ſempre che tu dica mentirai
     Ch’alia caualleria mancate’ io mai.