Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/447

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 [20]
Deh ferma Amor coſtui che cefi ſciolto
     Dinanzi al lento mio correr s’ affretta:
     O tornami nel grado onde m’hai tolto
     Quando ne a te ne ad altri era ſuggetta,
     Deh come eil mio ſperar fallace e ſtolto
     Ch’ in te con prieghi mai pietá ſi metta
     Che ti diletti, anzi ti pafei e viui,
     Di trar da gliocchi lachrymoſi riui.

 [21]
Ma di che debbo lamentarmi (ahi laſſa)
     Fuor che del mio deſire irrationale?
     Ch’alto mi leua, e ſi ne l’aria pana,
     Ch’arriua in parte oue s’abbrucia l’ale:
     Poi non potendo foſtener, mi laſſa
     Dal ciel cader, ne qui ſiniſce il male,
     Che le rimette e di nuouo arde, ond’io
     Non ho mai ſine al precipitio mio.

 [22]
Anzi via piú che del diſir mi deggio
     Di me doler, che ſi gli aperſi il ſeno:
     Onde cacciata ha la ragion di ſeggio
     Et ogni mio poter può di lui meno,
     Quel mi traſporta ognihor di male í peggio
     Ne lo poſſo ſrenar, che nò ha ſreno
     E mi fa certa, che mi mena a morte
     Per ch’aſpettado il mal noccia piú ſorte.

 [23]
Deh pche voglio anello di me dolermi ?
     Ch’error ſé non d’amarti vnqua cOmeſſi ?
     Che marauiglia ſé ſragili e inſermi
     Feminil ſenſi fur ſubito oppreſſi ?
     Perche doueu’ io vſar ripari e ſchermi
     Che la ſomma beltá non mi piaceffí
     Glialti ſembianti e le ſaggie parole
     Mifero e ben chi veder ſchiua il Sole.

 [24]
Et oltre al mio deſtino, io ci ſui ſpinta
     Da le parole altrui degne di fede:
     Somma felicita mi ſu dipinta
     Ch’effer douea di queſto amor mercede.
     Se la perſuaſione ohimè ſu ſinta:
     Se ſu ingáno il conſiglio che mi diede
     Merlin, poſſo di lui ben lamentarmi
     Ma no d’amar Ruggier poſſo ritrarmi.

 [25]
Di Merlin poſſo, e di Meliſſa inſieme
     Dolermi, e mi dorrò d’effi in eterno:
     Che dimoſtrare i ſrutti del mio ſeme
     Mi fero da gli ſpirti de lo’nferno:
     Per pormi ſol con queſta falſa ſpeme
     In ſeruitu, ne la cagion diſcerno
     Se non ch’erano ſorſè inuidioſi
     De i miei dolci ſicuri almi ripoſi.

 [26]
Si l’occupa il dolor che non auanza
     Loco, oue in lei conſorto habbia ricetto,
     Ma mal grado di quel vieti la ſperanza
     E vi vuole alloggiare in mezo il petto:
     Rifreſcandole pur la rimembranza
     Di ql ch’al ſuo partir l’ha Ruggier detto
     E vuol contra il parer de glialtri affetti
     Che d’hora in bora il ſuo ritorno aſpetti.

 [27]
Queſta ſperanza dunce la ſoſtenne
     Finito i venti giorni, vn meſe appreſſo
     Si che il dolor ſi ſorte non le tenne
     Come tenuto hauria l’animo oppreſſo:
     Vn di che per la ſtrada ſé ne venne
     Che per trouar Ruggier ſolea far ſpeffo
     Nouella vdi la miſera ch’inſieme
     Fé dietro all’altro ben ſuggir la ſpeme.