Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/48

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14 orlando fvrioso


 [70]
Ella e gagliarda ed e più bella molto;
     Ne il ſuo famoſo nome anco t’aſcondo:
     Fu Bradamante quella che t’ha tolto
     Quanto onor mai tu guadagnaſti al mondo. —
     Poi ch’ebbe coſi detto, a freno ſciolto
     Il Saracin laſcio poco giocondo,
     Che non ſa che ſi dica o che ſi faccia,
     Tutto auuampato di vergogna in faccia.

 [71]
Poi che gran pezzo al caſo interuenuto
     Ebbe penſato inuano, e finalmente
     Si trouo da vna femina abbattuto,
     Che penſandoui piu, più dolor ſente;
     Monto l’altro deſtrier, tacito e muto:
     E ſenza far parola, chetamente
     Tolſe Angelica in groppa, e differilla
     A più lieto vſo, a ſtanza più tranquilla.

 [72]
Non furo iti due miglia, che ſonare
     Odon la ſelua che li cinge intorno,
     Con tal rumore e ſtrepito, che pare
     Che triemi la foreſta d’ogn’intorno;
     E poco dopo vn gran deſtrier n’appare,
     D’oro guernito e riccamente adorno,
     Che ſalta macchie e riui, ed a fracaſſo
     Arbori mena e cio che vieta il paſſo.

 [73]
— Se l’intricati rami e l’aer foſco,
     (diſſe la donna) agli occhi non contende,
     Baiardo e quel deſtrier ch’in mezzo il boſco
     Con tal rumor la chiuſa via ſi fende.
     Queſto e certo Baiardo, io ’l riconoſco:
     Deh, come ben noſtro biſogno intende!
     Ch’un ſol ronzin per dui ſaria mal atto,
     E ne viene egli a ſatiſfarci ratto. —

 [74]
Smonta il Circaſſo ed al deſtrier ſ’accoſta,
     E ſi penſaua dar di mano al freno.
     Colle groppe il deſtrier gli fa riſpoſta,
     Che fu preſto al girar come vn baleno;
     Ma non arriua doue i calci appoſta:
     Miſero il cauallier ſe giungea a pieno!
     Che nei calci tal poſſa auea il cauallo,
     Ch’auria ſpezzato vn monte di metallo.

 [75]
Indi va manſueto alla donzella,
     Con vmile ſembiante e geſto vmano,
     Come intorno al padrone il can ſaltella,
     Che ſia duo giorni o tre ſtato lontano.
     Baiardo ancora auea memoria d’ella,
     Ch’in Albracca il ſeruia gia di ſua mano
     Nel tempo che da lei tanto era amato
     Rinaldo, allor crudele, allor ingrato.

 [76]
Con la ſiniſtra man prende la briglia,
     Con l’altra tocca e palpa il collo e ’l petto:
     Quel deſtrier, ch’auea ingegno a marauiglia,
     A lei, come vn agnel, ſi fa ſuggetto.
     Intanto Sacripante il tempo piglia:
     Monta Baiardo e l’urta e lo tien ſtretto.
     Del ronzin diſgrauato la donzella
     Laſcia la groppa, e ſi ripone in ſella.

 [77]
Poi riuolgendo a caſo gli occhi, mira
     Venir ſonando d’arme vn gran pedone.
     Tutta ſ’auuampa di diſpetto e d’ira,
     Che conoſce il figliuol del duca Amone.
     Più che ſua vita l’ama egli e deſira;
     L’odia e fugge ella più che gru falcone.
     Gia fu ch’eſſo odio lei più che la morte;
     Ella amo lui: or han cangiato ſorte.