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canto secondo | 15 |
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E queſto hanno cauſato due fontane
Che di diuerſo effetto hanno liquore,
Ambe in Ardenna, e nō ſono lontane:
D’amoroſo diſio l’una empie il core:
Chi bee de l’altra ſenza amor rimane
E volge tutto in ghiaccio il primo ardore
Rinaldo guſto d’una, e Amor lo ſtrugge
Angelica de l’altra, e l’odia e fugge.
[79]
Quel liquor di ſecreto venen miſto
Che muta in odio l’amoroſa cura
Fa che la dōna che Rinaldo ha viſto
Ne i ſereni occhi ſubito ſ’oſcura,
E cō voce tremante e viſo triſto
Supplica Sacripante e lo ſcōgiura
Che quel guerrier piu app̄ſſo nō attenda:
Ma ch’inſieme cō lei la fuga prenda.
[80]
Son dunque (diſſe il Saracino) ſono
Dunque in ſi poco credito cō vui?
Che mi ſtimiate inutile, e nō buono
Da poterui difender da coſtui?
Le battaglie d’Albracca gia vi ſono
Di mente vſcite? e la notte ch’io fui
Per la ſalute voſtra ſolo e nudo
Cōtra Agricane e tutto il campo ſcudo?
[81]
Nō riſponde ella, e nō ſa che ſi faccia
Percħ Rinaldo ormai l’e troppo app̄ſſo
Che da lōtano al Saracin minaccia
Come vide il cauallo, e conobbe eſſo,
E riconohbe l’angelica faccia
Che l’amoroſo incēdio ī cor gli ha meſſo
Quel che ſegui tra queſti duo ſuperbi
Vo che per laltro canto ſi riſerbi.
CANTO SECONDO
[1]
Ingiustissimo Amor, perché sì raro
Corrispondenti fai nostri desiri?
Onde, perfido, avvien che t’è sì caro
Il discorde voler ch’in duo cor miri?
Gir non mi lasci al facil guado e chiaro,
E nel più cieco e maggior fondo tiri:
Da chi disia il mio amor tu mi richiami,
E chi m’ha in odio vuoi ch’adori ed ami.
[2]
Fai ch’a Rinaldo Angelica par bella,
Quando esso a lei brutto e spiacevol pare:
Quando le parea bello e l’amava ella,
Egli odiò lei quanto si può più odiare.
Ora s’affligge indarno e si flagella;
Così renduto ben gli è pare a pare:
Ella l’ha in odio, e l’odio è di tal sorte,
Che piu tosto che lui vorria la morte.
[3]
Rinaldo al Saracin con molto orgoglio
Gridò: — Scendi, ladron, del mio cavallo!
Che mi sia tolto il mio, patir non soglio,
Ma ben fo, a chi lo vuol, caro costallo:
E levar questa donna anco ti voglio;
Che sarebbe a lasciartela gran fallo.
Sì perfetto destrier, donna sì degna
A un ladron non mi par che si convegna. —
CANTO SECONDO
[1]
Corriſpondenti fai noſtri deſiri:
Onde perfido auuien che t’e ſi caro
Il diſcorde voler ch’in duo cor miri?
Gir non mi laſci al facil guado e chiaro
E nel piu cieco e maggior fondo tiri,
Da chi diſia il mio amor tu mi richiami
E chi m’ha in odio vuoi ch’adori & ami.
[2]
Fai ch’a Rinaldo Angelica par bella
Quādo eſſo a lei brutto e ſpiaceuol par̄
Quando le parea bello e l’amaua ella
Egli odio lei quanto ſi puo piu odiare,
Hora s’affligge indarno: e ſi flagella:
Coſi renduto ben gli e pare a pare
Ella l’ha in odio, e l’odio e di tal ſorte
Che piu toſto che lui vorria la morte.
[3]
Rinaldo al Saracin cō molto orgoglio
Grido, scendi ladron del mio cauallo,
Che mi ſia tolto il mio patir nō ſoglio
Ma ben fo a chi lo vuol caro coſtallo:
E leuar queſta dōna anco ti voglio
Che ſarebbe a laſciartela gran fallo:
Si perfetto deſtrier, dōna ſi degna
A vn ladron nō mi par che ſi cōuegna.