Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/481

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[51]
E quella a i fiori a i pomi, e alla verzura
     Gli odor diuerſi depredando ghia:
     E di tutti faceua vna miſtura
     Che di ſoauita l’alma notriua,
     Surgea vn palazzo in mezo alla pianura
     Ch’accefo eſſer parea di ſiamma viua,
     Tanto ſplendore intorno: e tanto lume
     Raggiaua ſuor d’ogni mortai coſtume.

[52]
Aſtolfo il ſuo deſtrier verſo il palagio
     Che piú di trenta miglia intorno aggira,
     A paſſo lento fa muouere adagio
     E quinci, e quindi il bel paeſe ammira:
     E giudica appo quel, brutto e maluagio
     E che ſia al cielo & a natura in ira
     Queſto c’habitian noi fetido mondo,
     Tanto e ſoaue quel chiaro e giocondo.

[53]
Come egli e preſſo al luminoſo tetto
     Attonito rima di marauiglia,
     Che tutto d’una gemma e’l muro ſchietto
     Piú che carbóchio lucida e vermiglia,
     ſtupenda opra, o dedalo architetto
     Qual fabrica tra noi le raſſimiglia?
     Taccia qualunque le mirabil fette
     Moli del mondo in tanta gloria mette,

[54]
Nel lucente veſtibulo di quella
     Felice caſa, vn vecchio al Duca occorre
     Che’l manto ha roſſo e bianca la gonella
     Ch l’fl può al latte e l’altroal minio opporre
     1 crini ha bianchi, e biaca la maſcella
     Di ſolta barba ch’ai petto diſcorre:
     Et e ſi venerabile nel viſo
     Ch’un de gli eletti par del paradiſo.

[55]
Coſtui con lieta faccia al Paladino
     Che riuerente era d’arcion diſcefo
     Diſſe, o Baron che per voler diuino
     Sei nel terreſtre paradiſo aſcefo,
     Come che ne la cauſa del camino
     Ne il ſin del tuo deſir da te ſia inteſo.
     Pur credi, che non ſenza alto myſterio
     Venuto fei da l’Artico hemiſperio.

[56]
Per imparar come ſoccorrer dei
     Carlo, e la ſanta ſé tor di periglio,
     Venuto meco a conſigliar ti fei
     Per coſi lunga via ſenza conſiglio,
     Ne a tuo ſaper, ne a tua virtú vorrei
     Ch’ eſſer qui giunto attribuiſſi o figlio,
     Che ne il tuo corno, ne il cauallo alato
     Ti valea, ſé da Dio non t’ era dato.

[57]
Ragionerem piú adagio inſieme poi:
     E ti diro come a procedere hai:
     Ma prima vienti a ricrear con noi
     Che’l digiun lungo de noiarti hormai,
     Continuando il Vecchio i detti ſuoi
     Fece marauigliare il Duca assai,
     Quado ſcoprendo il nome ſuo, gli diſſe
     Eſſer colui che l’Euagelio ſcriffe.

[58]
Quel tanto al Redentor caro Giouanni
     Per cui il ſermone tra i ſratelli vſcio,
     Che non douea per morte ſinir glianni
     Si che ſu cauſa che’l ſigliuol di Dio
     A Pietro diſſe, perche pur t’ affanni ?
     S’io vo che coſi aſpetli il venir mio?
     Ben che non diſſe egli non de morire
     Si vede pur che coſi volſe dire.