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Et eran veramente e farian ſtati
Semp di laude degni e d’ ogni honore,
S’ in preda non ſi ſoſſino ſi dati
A ql deſir che nominiamo Amore,
Per cui dal buon ſentier fur trauiati
Al labyrinto & al camin d’errore,
E ciò che mai di buono haueano fatto
Reſto cótaminato e brutto a vn tratto.
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Capito quiui vn cauallier, di corte
Del greco Imperator, che ſeco hauea
Vna ſua dona, di maniere accorte,
Bella quanto bramar piú ſi potea:
Cilandro in lei s’ inamoro ſi ſorte
Che morir non l’hauédo gli parea,
Gli parea che doueſſe alla partita
Di lei partire inſieme la ſua vita,
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E perche i prieghi non v’ hauriano loco
Di volerla per ſorza ſi diſpofe,
Armoſſi, e dal caſtel lontano vn poco
Oue paſſar douean: cheto s’ aſcofe,
l’uſata audacia e l’amorofo fuoco
Non gli laſcio penſar troppo le coſe,
Si che vedendo il cauallier venire
L’andò lancia per lancia ad aſſalire.
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Al primo incontro credea porlo in terra,
Portar la Donna e la vittoria in dietro,
Ma’l cauallier che maſtro era di guerra
L’ofbergo gli ſpezzq come di vetro,
Venne la nuoua al padre ne la terra,
Che lo ſé riportar fopra vn feretro,
E ritrouandol morto: con gran pianto
Gli die ſepulchro a gli antiq ani a canto.
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Ne piú perho ne manco ſi conteſe
L’albergo e l’accoglienza a qſto e a qllo,
Perche non men Tanacro era corteſe
Ne meno era gentil di ſuo fratello,
l’anno medeſmo di lontan paeſe
Co la moglie vn Baron véne al cartello
A marauiglia egli gagliardo, & ella
Quanto ſi poſſa dir leggiadra e bella.
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Ne men che bella honeſta e valoroſa,
E degna veramente d’ogni loda,
Il cauallier di ſtirpe generoſa
Di tato ardir quato piú d’altri s’oda:
E ben conuienſi a tal valor, che coſa
Di tanto prezzo e ſi eccellente goda,
Olindro il cauallier da Lungauilla
La donna nominata era Druſilla.
[53]
Non men di queſta il giouene Tanacro
Arie, che’l ſuo ſratel di qlla ardeſſe
Che gli ſé guſtar ſine acerbo & acro
Del deſiderio ingiuſto ch’in lei meſſe,
Non men di lui di violar del ſacro
E ſanto hoſpitio ogni ragione elleſſe,
Piú toſto che patir che’l duro e ſorte
Nuouo deſir lo códuceſſe a morte.
[54]
Ma pere’ hauea dinazi a gli occhi il tema
Del ſuo ſratel, che n’era ſtato morto,
Penſa di torla in guiſa: che non tema
Ch’ Olindro s’ riabbia a vedicar del torto,
Toſto s’ eſtingue in lui non pur ſi ſcema
Quella virtú ſu che ſolea ſtar ſorto.
Che no lo fommergea de i vitii l’acque
De le quai ſemp al fondo il padre giacqj.