Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/521

Da Wikisource.


 [111]
Coſi giá ſu ch Marganorre intorno
     Fece tremar, douunqs vdiaſi il nome,
     Hor vèuto e chi gli ha ſpezzato il corno
     Di tanto orgoglio, e ſi le ſorze dome,
     Che gli puon far fin’ a bambini ſcorno,
     Chi pelargli la barba, e chi le chiome,
     Quindi Ruggiero e le Donzelle il paſſo
     Alla rocca voltar ch’era ſui fallo.

 [112]
La die ſenza contratto in poter loro
     Chi v’era dentro, e coſi i ricchi arneſi,
     Ch’ in parte meſſi a ſacco, in parte ſoro
     Dati ad Vllania, & a compagni oſſeſi,
     Ricourato vi ſu lo ſcudo d’oro,
     E quei tre Re e’ hauea il Tyranno preſi:
     Liquai venendo quiui, come parmi
     D’hauerui detto: erano a pie fenz’armi.

 [113]
Perche dal di che fur tolti di fella
     Da Bradamate, a pie ſempre eran’iti
     Senz’ arme, in copagnia de la Donzella
     Laqual venia dafi lontani liti,
     Non ſo ſé meglio o peggio ſu di quella
     Che di lor’ armi non ſuſſon guerniti,
     Era ben meglio eſſer da lor difeſa,
     Ma peggio assai ſé ne perdean l’impreſa.

 [114]
Perche ſtata faria com’eran tutte
Quelle ch’armate hauean ſeco le ſcorte,
AI cimitero miſere condutte
De i duo ſratelli, e in ſacriſicio morte,
Glie pur me ch morir: moſtrar le brutte
E diſhoneſte parti: duro e ſorte,
E ſemp qſto e ogn’ altro obbrobrio amorza
Il poter dir che le ſia fatto a ſorza.

 [115]
Prima ch’indi ſi partan le guerriere
     Fan venir gli habitanti a giuramento,
     Che daranno i mariti alle mogliere
     De la terra e del tutto il reggimento,
     E caſtigato con pene ſeuere
     Sara chi cOtraſtare habbia ardimento,
     In ſomma ql ch’altroue e del marito
     Che ſia qui de la moglie e ſtatuito.

 [116]
Poi ſi feccion promettere ch’a quanti
     Mai verrian quiui, non darian ricetto,
     O ſoſion cauallieri, o ſoſſon fanti,
     Ne’ntrar li laſcerian pur ſotto vii tetto,
     Se per dio non giuraſſino e per fanti
     O s’altro giuramento v’e piú ſtretto,
     Che farian ſempre de le donne amici
     E de i nimici lor ſempre nimici.

 [117]
E s’hauranno in ql tempo, e ſé faranno
     Tardi o piú toſto mai per hauer moglie,
     Che ſempre a qlle ſudditi faranno
     E vbbidienti a tutte le lor voglie:
     Tornar Marphiſa prima ch’efea l’anno
     Diſſe, e che perdan gli arbori le ſoglie,
     E ſé la legge in vſo non trouaſſe
     Fuoco e ruina il Borgo s’aſpetaffe.

 [118]
Ne quindi ſi partir che de l’immondo
     Luogo dou’era, ſer Druſilla torre,
     E col marito in vno Auel, fecondo
     Ch’ iui potean piú riccamente porre,
     La vecchia facea in tanto rubicondo
     Con lo ſtimulo il doſſo a Marganorre,
     Sol ſi dolea di non hauer tal lena
     Che poteſſe non dar triegua alla pena.