Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/520

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 [103]
Marphiſa Marganorre hauea legato
     In tanto con le man dietro alle rene,
     Et alla vecchia di Druſilla dato
     Ch’appagata e contenta ſé ne tiene:
     D’ arder quel borgo poi ſu ragionato
     S’ a penitentia del ſuo error non viene,
     Leui la legge ria di Marganorre,
     E queſta accetti ch’effa vi vuol porre.

 [104]
Non ſu giá d’ ottener queſto fatica
     Che qlla gente oltre al timor e’ hauea
     Che piú faccia Marphiſa che non dica:
     Ch’ uccider tutti & abbruciar volea,
     Di Marganorre affatto era nimica
     E de la legge ſua crudele e rea,
     Ma’l populo facea come i piú fanno
     Ch’ ubbidifeo piú a qi ch piú I odio háno

 [105]
Perho che l’un de l’altro nò ſi ſida,
E non ardiſce conferir ſua voglia,
Lo laſcia ch’un badiſea: vn’ altro vecida,
A quel l’hauere, a qſto l’honor toglia,
Ma il cor che tace qui, ſu nel ciel grida:
Fin che Dio e Sati alla vedetta inuoglia,
Laqual ſé ben tarda a venir: cópenfa
l’indugio poi, con punitione immenſa,

 [106]
Hor qlla turba d’ ira e d’ odio pregna
     Con fatti e con mal dir cerca vendetta.
     Com’è in puerbio ognu corre a far legna
     All’arbore che’l vento in terra getta:
     Sia Marganorre eſſempio di chi regna,
     Che chi mal’opra male al ſine aſpetta,
     Di vederlo punir de ſuoi neſandi
     Peccati, hauean piacer piccioli e grandi.

 [107]
Molti a chi fur le mogli o le ſorelle
O le ſiglie o le madri da lui morte,
Non piú celando l’animo ribelle
Correan per dargli di lor man la morte:
E con fatica lo difeſer quelle
Magnanime guerriere, e Ruggier ſorte:
Che diſegnato hauean farlo morire
D’affanno di diſagio e di martire.

 [108]
A quella vecchia che l’odiaua quanto
     Femina odiare alcun nimico poſſa,
     Nudo in mano lo dier, legato tanto
     Che non ſi ſciogliera per vna ſcoſſa,
     Et ella per vendetta del ſuo pianto,
     Gli andò facendo la perſona roſſa
     CO vn ſtimulo aguzzo, ch’un villano
     Che quiui ſi trouo le poſe in mano.

 [109]
La meſſaggiera e le ſue giouani ancho
     Che quell’onta nò ſon mai per ſcordarſi,
     Nò s’ hano piú a tener le mani al ſianco,
     Ne meno che la vecchia a vendicarſi,
     Ma ſi e il deſir d’ oſſenderlo, che manco
     Viene il potere, e pur vorrian sfogarli,
     Chi con faſſi il percuote, chi con l’unge:
     Altra lo morde, altra co gliaghiil punge.

 [110]
Come torrente che ſuperbo faccia
     Lunga pioggia tal volta o nieui ſciolte,
     Va ruinoſo e giú da monti caccia
     Gliarbori: e i faſſi: e i campi, e le ricolte:
     Vien tempo poi che l’orgoglioſa faccia
     Gli cade, e ſi le ſorze gli ſon tolte,
     Ch’un fanciullo, vna femina per tutto
     Paſſar lo puote, e ſpeffo a piede aſciutto,