Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/541

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 [56]
Lo fa lauar Aſtolfo fette volte
     E fette volte ſotto acqua l’attuffa,
     Si che dal viſo e da le membra ſtolte
     Lena la brutta rugine e la muſſa,
     Poi co certe herbe a queſto effetto colte
     La bocca chiuder fa che ſoſſia e buffa:
     Che non volea e’ haueſſe altro meato
     Onde ſpirar, che per lo naſo, il ſiato.

 [57]
Haueaſi Aſtolfo apparecchiato il vaſo,
     In che il Senno d’Orlando era rinchiuſo,
     E quello in modo approptquogli al naſo
     Che nel tirar che fece il ſiato in ſuſo,
     Tutto il voto, marauiglioſo caſo
     Che ritorno la mente al primier’ vſo,
     E ne ſuoi bei diſcorſi l’intelletto
     Riuenne piú che mai lucido e netto.

 [58]
Come chi da noioſo e graue ſonno,
     Oue o vedere abomineuol ſorme
     Di moſtri, che non ſon, ne ch’effer póno
     O gli par coſa far ſtrana & enorme,
     Anchor ſi marauiglia, poi che donno
     E fatto de ſuoi ſenſi, e che non dorme:
     Coſi poi che ſu Orlando d’error tratto
     Reſto marauiglioſo e ſtupefatto.

 [59]
E Brandimarte, e il ſratel d’Aldabella,
     E quel che’l ſenno in capo gli riduſſe,
     Pur penſando riguarda, e non fauella
     Come egli quiui e quando ſi conduſſe,
     Giraua gliocchi in queſta parte e in qlla
     Ne ſapea imaginar doue ſi ſuſſe,
     Si marauiglia che nudo ſi vede
     E tante funi ha da le ſpalle al piede.

 [60]
Poi diſſe, come giá diſſe Sileno
     A quei che lo legar nel cauo ſpeco,
     Soluite me, con viſo ſi ſereno
     Con guardo ſi men del vſato bieco:
     Che ſu ſlegato, e de panni e’ hauieno
     Fatti arrecar, participaron ſeco,
     Confolandolo tutti del dolore
     Che lo premea di ql paſſato errore.

 [61]
Poi che ſu all’effer primo ritornato
     Orlando piú che mai faggio e virile,
     D’amor ſi trouo inſieme liberato,
     Si che colei che ſi bella e gentile
     Gli parue dianzi, e e’ hauea tanto amato
     Non ſtima piú ſé non per coſa vile,
     Ogni ſuo ſtudio, ogni diſio riuolſe
     A racquiſtar, quanto giá Amor le tolſe.

 [62]
Narro Bardino intanto a Brandimarte
     Che morto era il ſuo padre Monodante,
     E che a chiamarlo al regno egli da parte
     Voni 11 ;i prima del ſratel Gigliante:
     Poi de le genti, c’habitan le ſparte
     Iſole in mare e l’ultime in Leuante,
     Di che non era vn’ altro regno al mondo
     Si ricco populofo, o ſi giocondo.

 [63]
Diſſe tra piú ragion che douea farlo
     Che dolce coſa era la patria: e quando
     Si diſponeſſe di voler guſtarlo
     Hauria poi ſempre i odio andare errado,
     Brandimarte riſpofe, voler Carlo
     Seruir per tutta queſta guerra e Orlado:
     E ſé potea vederne il ſin, che poi
     Penferia meglio fopra i caſi ſuoi.