Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/542

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 [64]
Il di ſeguente la ſua armata ſpinfe
     Verſo prouenza il figlio del Daneſe:
     Indi Orlando col Duca ſi riſtrinfe
     Et in che ſtato era la guerra Iteſe:
     Tutta Biſerta poi d’ aſſedio cinſe
     Dando perho l’honore al Duca Ingleſe
     D’ ogni vittoria, ma quel Duca il tutto
     Facea, come dal Conte venia inſtrutto.

 [65]
Ch’ ordine habbian tra lor, eòe s’ aſſaglia
     La gran Biſerta, e da che lato, e quado:
     Come ſu preſa alla prima battaglia,
     Chi nel honor parte hebbe con Orlado:
     S’io non vi ſeguito hora, non vi caglia
     Ch’io non me ne vo molto dilungando,
     In queſto mezo di ſaper vi piaccia
     Come da i Frachi i Mori hano la caccia.

 [66]
Fu quaſi il Re Agramate abbandonato
     Nel pericol maggior di quella guerra,
     Che con molti pagani era tornato
     Marſilio, e’l Re Sobrin dentro alla terra:
     Poi ſu l’armata e queſto e quel montato
     Ch dubbio haueS di no ſaluarſi in terra,
     E duci e cauallier del popul Moro
     Molti ſeguito hauean l’efempio loro.

 [67]
Pure Agramante la pugna foſtiene
     E quando ſinalmente piú non puote
     Volta le ſpalle, e la via dritta tiene
     Alle porte non troppo indi remote, ’
     Rabican ’dietro in gran fretta gli viene
     Che Bradamante ſtimola e percuote:
     D’ucciderlo era diſioſa molto
     Ch tate volte il ſuo Ruggier le ha tolto.

 [68]
Il medeſmo deſir Marphiſa hauea
     Per far del padre ſuo tarda vendetta,
     E con gli ſproni quanto piú potea
     Facea il deſtrier ſentir ch’ella hauea fretta:
     Ma ne l’una ne l’altra vi giungea
     Si a tempo che la via foſſe intercetta
     Al Re: d’entrar ne la citta ferrata
     Et indi poi ſaluarſi in ſu l’armata.

 [69]
Come due belle e generoſe Parde
     Che ſuor del laſcio ſien di pari vſcite,
     Poſcia ch’i cerui, o le capre gagliarde
     In damo hauer ſi veggano ſeguite,
     Vergognandoli quaſi che fur tarde:
     Sdegnoſe ſé ne tornano e pentite:
     Coſi tornar le due Donzelle, quando
     Videro il Pagan ſaluo, ſoſpirando

 [70]
Non perho ſi fermar, ma ne la ſrotta
     De glialtri che ſuggiuano cacciarli,
     Di qua: di la facendo ad ogni botta
     Molti cader, ſenza mai piú leuarſi,
     A mal partito era la gente rotta,
     Che per ſuggir no potea áchor ſaluarſi,
     Ch’ Agramate hauea fatto per ſuo ſcapo
     Chiuder la porta ch’uſcia verſo il capo.

 [71]
E fatto fopra il Rodano tagliare
     I ponti tutti, ah sfortunata plebe
     Che doue del Tyranno vtile appare
     Sempre e in conto di pecore e di zebe:
     Chi s’ affoga nel fiume, e chi nel mare
     Chi ſanguinoſe fa di ſé le glebe,
     Molti perir, pochi reſtar prigioni:
     Che pochi, a farſi taglia, erano buoni.