Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/556

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 [4]
Ruggier eoe in ciaſcun ſuo degno geſto
     D’alto valor di corteſia ſolea
     Dimoſtrar chiaro ſegno e manifeſto
     E Tempre piú magnanimo apparea:
     Coſi verſo Dodon lo moſtro in queſto
     Col qual (come di fopra io vi dicea)
     Diſſimulato hauea quanto era ſorte
     Per pietá che gli hauea di porlo a morte.

 [5]
Hauea Dudon ben conoſciuto certo
     Ch’ucciderlo Ruggier non l’ha voluto:
     Perc’hor s’ ha ritrouato allo ſcoperto
     Hor ſtanco ſi che piú non ha potuto,
     Poi che chiaro comprende e vede apto
     Che gli ha riſpetto: e che va ritenuto:
     Quado di ſorza e di vigor vai meno
     Di corteſia non vuol cedergli al meno.

 [6]
Perdio (dice) Signor pace facciamo
     Ch’ eſſer non può piú la vittoria mia:
     Eſſer n5 può piú mia, ch giá mi chiamo
     Vinto e prigion de la tua corteſia,
     Ruggier riſpofe, & io la pace bramo
     Non men di te: ma che con patto ſia
     Che queſti fette Re e’ hai qui legati
     Laſci ch’in liberta mi ſieno dati.

 [7]
E gli moſtro quei fette Re ch’io diſſi
     Che ſtauano legati a capo chino:
     E gli ſoggiunſe che non gli impediſſi
     Pigliar con eſſi in Africa il camino,
     E coſi ſuro in liberta remiſſi
     Quei Re: che gliel cóceſſe il Paladino:
     E gli coceſſe anchor, ch’un legno tolſe
     Quel ch’a lui pue: e verſo Africa ſciolſe

 [8]
Il legno ſciolſe e ſé ſcioglier la vela
     E ſé die al vento perfido in poſſanza:
     Che da principio la gonſiata tela
     Drizzo a camino, edie al nocchier baldazar
     Il lito ſugge, e in tal modo ſi cela
     Che par che ne ſia il mar rimaſo ſanza,
     Nel’oſcurar del giorno fece il vento
     Chiara la ſua perfidia e’l tradimento.

 [9]
Mutoſſi da la poppa ne le ſponde
     Indi alla prora: e qui non rimaſe ancho:
     Ruota la naue & i nocchier coſonde
     C’hor di dietro hor dinanzi hor loro e al ſisco
     Surgono altiere e minaccioſe l’ode
     Mugliádo fopra il marva il gregge biaco
     Di tante morti in dubbio e in pena ſtano
     Quanto ſon l’aque ch’a ferir li vanno,

 [10]
Hor da ſronte hor da tergo il vento ſpira
     E queſto inanzi, e quello a dietro caccia,
     Vn’ altro da trauerſo il legno aggira
     E ciaſcun pur nauſragio gli minaccia,
     Quel che ſiede al gouerno alto ſoſpira
     Pallido e ſbigottito ne la faccia:
     E grida in vano, e in van co mano accéna
     Hor di voltare, hor di calar l’antenna.

 [11]
Ma poco il cenno, e’l gridar poco vale
     Tolto e’l veder da la piouoſa notte,
     La voce ſenza vdirſi in aria ſale:
     In aria che feria con maggior botte
     De nauiganti il grido vniuerſale
     E’l ſremito de l’onde inſieme rotte,
     E in prora e i poppa e i amedue le bade
     Non ſi può coſa vdir che ſi commande.