Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/575

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Nel piú triſto ſentier nel peggior calle
     Scorrendo va: nel piú intricato boſco:
     Oue ha piú aſpzza il balzo, oue la valle
     E piú ſpinofa, ou’e l’aer piú foſco,
     Coſi ſperando torli da le (palle
     Quel brutto abominoſo horrido toſco:
     E ne faria mal capitato ſorſè
     Se toſto non giungea chi lo ſoccorſe.

 [53]
Ma lo ſoccorſe a tempo vn caualliero
     Di bello armato e lucido metallo:
     Che porta vn giogo rotto per cimiero,
     Di roſſe ſiamme ha pien lo ſcudo giallo:
     Coſi trapunto il ſuo veſtire altiero
     Coſi la fopraueſta del cauallo,
     La lacia hai pugno e la ſpada al ſuo loco
     E la mazza all’arcion che getta ſoco.

 [54]
Piena d’ u ſoco eterno e quella mazza
     Che ſenza cóſumarſi ogn’hora auampa:
     Ne per buon ſcudo o tempra di corazza
     O per groſſezza d’elmo ſé ne ſcampa:
     Dunque ſi debbe il cauallier far piazza
     Giri oue vuol l’ineſtinguibil lampa:
     Ne manco biſognaua al guerrier noſtro
     Per leuarlo di man del crudel moſtro.

 [55]
E come cauallier d’animo ſaldo
     Oue ha vdito il rumor corre e galoppa:
     Tanto che vede il moſtro che Rinaldo
     Col brutto ſerpe in mille nodi agroppa,
     E ſentir fagli a vn tèpo ſreddo e caldo
     Che non ha via di torloſi di groppa,
     Va il caualliero e fere il moſtro al ſianco
     E lo fa trabboccar dal lato manco.

 [56]
Ma quello e a pena in terra che ſi rizza
     E il lungo ſerpe intorno aggira e vibra:
     Queſt’ altro piú con l’naſta non l’attiza
     Ma di farla col fuoco ſi delibra,
     La mazza ipugna, e doue il ſerpe guizza
     Speffí come tempeſta i colpi libra,
     Ne laſcia tempo a quel brutto animale
     Che poſſa farne vn ſolo o bene o male.

 [57]
E métre a dietro il caccia o tiene a bada
     E lo percuote e vendica mille onte:
     Conſiglia il Paladin che ſé ne vada
     Per quella via che s’ alza verſo il mote:
     Quel s’ appiglia al còſiglio & alla ſtrada
     E ſenza dietro mai volger la ſronte,
     Non ceſſa che di viſta ſé gli tolle
     Benché molto aſpro era a ſalir ql colle.

 [58]
Il cauallier poi ch’alla ſcura buca
     Fece tornare il moſtro da l’inſerno:
     Oue rode ſé ſteffo e ſi manuca
     E da mille occhi verta il pianto eterno,
     Per eſſer di Rinaldo guida e duca
     Gli ſali dietro: e fu’l giogo ſuperno
     Gli ſu alle ſpalle, e ſi miſe con lui
     Per trarlo ſuor de luoghi oſcuri e bui.

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Come Rinaldo il vide ritornato
     Gli diſſe, che gli hauea graſia inſinita:
     E ch’era debitore in ogni lato
     Di porre a beneſicio ſuo la vita,
     Poi lo domanda come ſia nomato
     Accio dir ſappia chi gli ha dato aita,
     E tra guerrieri poſſa e inanzi a Carlo
     De l’alta ſua bota ſempre efal tarlo.