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Nel piú triſto ſentier nel peggior calle
Scorrendo va: nel piú intricato boſco:
Oue ha piú aſpzza il balzo, oue la valle
E piú ſpinofa, ou’e l’aer piú foſco,
Coſi ſperando torli da le (palle
Quel brutto abominoſo horrido toſco:
E ne faria mal capitato ſorſè
Se toſto non giungea chi lo ſoccorſe.
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Ma lo ſoccorſe a tempo vn caualliero
Di bello armato e lucido metallo:
Che porta vn giogo rotto per cimiero,
Di roſſe ſiamme ha pien lo ſcudo giallo:
Coſi trapunto il ſuo veſtire altiero
Coſi la fopraueſta del cauallo,
La lacia hai pugno e la ſpada al ſuo loco
E la mazza all’arcion che getta ſoco.
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Piena d’ u ſoco eterno e quella mazza
Che ſenza cóſumarſi ogn’hora auampa:
Ne per buon ſcudo o tempra di corazza
O per groſſezza d’elmo ſé ne ſcampa:
Dunque ſi debbe il cauallier far piazza
Giri oue vuol l’ineſtinguibil lampa:
Ne manco biſognaua al guerrier noſtro
Per leuarlo di man del crudel moſtro.
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E come cauallier d’animo ſaldo
Oue ha vdito il rumor corre e galoppa:
Tanto che vede il moſtro che Rinaldo
Col brutto ſerpe in mille nodi agroppa,
E ſentir fagli a vn tèpo ſreddo e caldo
Che non ha via di torloſi di groppa,
Va il caualliero e fere il moſtro al ſianco
E lo fa trabboccar dal lato manco.
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Ma quello e a pena in terra che ſi rizza
E il lungo ſerpe intorno aggira e vibra:
Queſt’ altro piú con l’naſta non l’attiza
Ma di farla col fuoco ſi delibra,
La mazza ipugna, e doue il ſerpe guizza
Speffí come tempeſta i colpi libra,
Ne laſcia tempo a quel brutto animale
Che poſſa farne vn ſolo o bene o male.
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E métre a dietro il caccia o tiene a bada
E lo percuote e vendica mille onte:
Conſiglia il Paladin che ſé ne vada
Per quella via che s’ alza verſo il mote:
Quel s’ appiglia al còſiglio & alla ſtrada
E ſenza dietro mai volger la ſronte,
Non ceſſa che di viſta ſé gli tolle
Benché molto aſpro era a ſalir ql colle.
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Il cauallier poi ch’alla ſcura buca
Fece tornare il moſtro da l’inſerno:
Oue rode ſé ſteffo e ſi manuca
E da mille occhi verta il pianto eterno,
Per eſſer di Rinaldo guida e duca
Gli ſali dietro: e fu’l giogo ſuperno
Gli ſu alle ſpalle, e ſi miſe con lui
Per trarlo ſuor de luoghi oſcuri e bui.
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Come Rinaldo il vide ritornato
Gli diſſe, che gli hauea graſia inſinita:
E ch’era debitore in ogni lato
Di porre a beneſicio ſuo la vita,
Poi lo domanda come ſia nomato
Accio dir ſappia chi gli ha dato aita,
E tra guerrieri poſſa e inanzi a Carlo
De l’alta ſua bota ſempre efal tarlo.