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Anzi tutta l’Italia che con lei
Fia triumphante, e ſenza lei captiua:
Vn Signor di Coreggio di cortei
Con alto ſtil par che cantando ſcriua,
E Timotheo l’honor de Bèdedei:
Ambi faran tra l’una e l’altra riua
Fermar al ſuon de lor ſoaui plettri
Il fiume oue ſudar gli antiqui elettri,
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Tra queſto loco e quel de la colonna
Che ſu ſculpita in Borgia com’è detto:
Formata in alabaſtro vna gran donna
Era di tanto e ſi ſublime aſpetto
Che ſotto puro velo in nera gonna
Senza oro e geme in vn veſtire ſchietto
Tra le piú adorne non parea men bella
Che ſia tra l’altre la Cyprigna ſtella.
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Non ſi potea ben contemplando ſilo
Conoſcer ſé piú graſia o piú beltade:
O maggior maeſta foſſe nel viſo:
O piú inditio d’ingegno: o d’ honeſtade
Chi vorrá di coſtei (dicea l’inciſo
Marmo) parlar quanto parlar n’ accade:
Ben torra impreſa piú d’ ognaltra degna
Ma no perho ch’a ſin mai ſé ne vegna.
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Dolce quantunq; e pien di graſia tanto
Foſſe il ſuo bello e ben ſormato ſegno:
Parea ſdegnarſi, che con humil canto
Ardiſſe lei lodar ſi rozo ingegno
Com’era quel che ſol fenz’ altri a canto
(No ſo perche) le ſu fatto foſtegno:
Di tutto’l reſto erano i nomi ſculti
Sol queſti duo l’artefice hauea occulti.
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Fanno le ſtatue in mezo vn luogo tondo
Che’l pauimento aſciutto ha di corallo,
Dí ſreddo ſoauiſſimo giocondo
Che rendea il puro e liquido chryſtallo
Che di ſuor cade in vn canal fecondo:
Che’l pratoverde, azurro, biáco, e giallo
Rigando ſcorre per vari ruſcelli,
Grato alle morbide herbe e a gli arbuſcelli
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Col corteſe hoſte ragionando ſtaua
Il Paladino a menſa, e ſpeffo ſpeffo
Senza piú diſſerir, gli ricordaua,
Che gli atteneſſe quanto hauea .pmeſſo:
E adhor adhor mirandolo, oſſeruaua
C hauea di grade affanno il cor oppſſo,
Che nò può ſtar mometo che no habbia
Vn cocente ſoſpiro in ſu le labbia.
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Speſſo la voce dal diſio cacciata
Viene a Rinaldo ſin preſſo alla bocca,
Per domandarlo, e quiui raffrenata
Da corteſe modeſtia ſuor non ſcocca,
Hora eſſendo la cena terminata
Ecco vn donzello a chi l’ufficio tocca:
Pon ſu la menſa vn bel napo d’ or ſino
Di ſuor di geme e dentro pien di vino.
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Il Signor de la caſa allhora alquanto
Sorridedo, a Rinaldo leuo il viſo,
Ma chi ben lo notaua: piú di pianto
Parea e’ haueſſe voglia che di riſo,
Diſſe, hora a quel che mi ricordi tanto
Che tempo ſia di ſodisſar m’e auiſo
Moſtrarti vn paragon ch’eſſer de grato
Di vedere a ciaſcun e’ ha moglie allato.