Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/581

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 [100]
Ciaſcun marito a mio giuditio deue
     Sempre ſpiar ſé la ſua donna l’ama:
     Saper s’honore o biaſmo ne riceue
     Se p lei beſtia, o ſé pur’huom ſi chiama,
     l’incarco de le corna, e lo piū lieue
     Ch’ai modo ſia, ſé bé l’huom tato inſama
     Lo vede quaſi tutta l’altra gente
     E chi l’ha in capo mai non ſé lo ſente,

 [101]
Se tu fai che fedel la moglie ſia
     Hai di piū amarla e d’honorar ragione
     Che no ha quel che la conoſce ria
     ql che ne ſta in dubbio e in paſſione,
     Di molte n’hanno a torto geloſia
     1 lor mariti, che ſon caſte e buone,
     Molti di molte ancho ſicuri ſtanno
     Che co le corna in capo ſé ne vanno.

 [102]
Se vuoi ſaper ſé la tua ſia pudica.
     Come io credo che credi, e creder dei
     Ch’altrimente far credere e fatica
     Se chiaro giā per proua no ne fei,
     Tu per te ſteffo ſenza ch’altri il dica
     Te n’auuedrai, s’in queſto vaſo bei
     Che per altra cagion no e qui meſſo
     Che p moſtrarti quato io t’ho pmeſſo.

 [103]
Se bei co queſto vedrai grande effetto
     Che ſé porti il cimier di Cornouaglia
     Il vía ti ſpargerai tutto fu’l petto,
     Ne gocciola farā ch’in bocca faglia:
     Ma s’hai moglie fedel tu berai netto,
     Hor di veder tua ſorte ti trauaglia,
     Coſi dicendo per mirar tien gliocchi
     Ch’in ſeno il vin Rinaldo ſi trabbocchi.

 [104]
Quaſi Rinaldo di cercar ſuaſo
     Quel che poi ritrouar no vorria ſorſè,
     Meſſa la mano inanzi, e preſo il vaſo
     Fu preſſo di voler in proua porſe,
     Poi quanto foſſe periglioſo il caſo
     A porui i labri col penſier diſcorfe,
     Ma laſciate Signor ch’io mi ripoſe
     Poi diro quel, che’l Paladin riſpofe.


CANTO XLIII



 [1]

O
Eſecrabile Auaritia, o ingorda

     Fame d’hauer, io non mi marauiglio
     Ch’ad alma vile e d’altre macchie lorda
     Si facilméte dar poſſi di piglio,
     Ma che meni legato in vna corda
     E che tu impiaghi del medeſmo artiglio
     Alcun che per altezza era d’ingegno
     Se te ſchiuar potea, d’ogni honor degno

 [2]
Alcun la terra, e’l mare, e’l ciel miſura
     E render fa tutte le cauſe a pieno
     D’ogni opra, d’ogni effetto di Natura:
     E poggia ſi ch’a Dio riguarda in ſeno,
     E no può hauer piū ferma e maggior cura
     Morſo dal tuo mortiſero veleno,
     Ch’unir theſoro, e qſto ſol gli preme
     E ponui ogni ſalute: ogni ſua ſpeme.