Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/599

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 [139]
E gli fa la medeſima richieſta
     C’hauea giá Adonio alla ſua moglie fatta
     De la brutta domada e dishoneſta
     Perſona lo ſtimo beſtiale e matta,
     Per tre repulſe e quattro egli non reſta:
     E tanti modi a pſuaderlo adatta:
     Sempre offerendo in merito il palagio
     Che ſé inchinarlo al fuovoler maluagio

 [140]
La moglie Argia che ſtaua appſſo aſcofa
     Poi che lo vide nel ſuo error caduto,
     Salto ſuora gridando ah degna coſa
     Che io veggo di Dottor faggio tenuto,
     Trouato in ſi mal’opra e vitioſa
     Penſa ſé roſſo far ſi deue e muto,
     O terra accio ti ſi gettarti dentro
     Perche allhor nò t’aprirti iſino al centro?

 [141]
La dona in ſuo diſcarco: & in vergogna
     D’Anfelmo, il capo gl’introno di gridi,
     Dicendo come te punir biſogna
     Di quel che far con ſi vii huom ti vidi,?
     Se per ſeguir quel che natura agogna
     Me, vita a peghi del mio amate, vccidi?
     Ch’ era bello e gentile: e vn dono tale
     Mi ſé ch’a quel nulla il palagio vale.

 [142]
S’ io ti parui eſſer degno d’ una morte
     Conoſci che ne fei degno di cento,
     E ben ch’in queſto loco io ſia ſi ſorte
     Ch’io poſſa di te fare il mio talento,
     Pure io non vo pigliar di peggior ſorte
     Altra vendetta del tuo fallimento,
     Di par P hauere e’l dar Marito poni
     Fa com’io a te, ch tu a me anchor pdoni.

 [143]
E ſia la pace e ſia P accordo fatto
     Ch’ogni paſſato error vada in oblio,
     Ne ch’in parole io poſſa mai: ne in atto
     Ricordarti il tuo error, ne a me tu il mio,
     Il marito ne parue hauer buon patto
     Ne dimoſtroſſi al perdonar reſtio,
     Coſi a pace e concordia ritornaro
     E ſempre poi ſu l’uno all’altro caro.

 [144]
Coſi diſſe il nocchiero, e morte a riſo
     Rinaldo al ſin de la ſua hiſtoria vn poco
     E diuentar gli fece a vn tratto il viſo
     Per l’onta del Dottor come di fuoco,
     Rinaldo Argia molto lodo, ch’auuifo
     Hebbe d’alzare a qllo augello vn gioco
     Ch’ alla medeſma rete ſé caſcallo
     In che cadde ella, ma con minor fallo,

 [145]
Poi che piú in alto il Sole il camin preſe
     Fé il Paladino apparecchiar la méſa,
     C’hauea la notte il Montura corteſe
     Prouiſta con larghiſſima diſpéfa,
     Fugge a finiſtra intanto il bel paeſe
     Et a man deſtra la palude inimenſa:
     Viene e fuggefi Argéta e’l ſuo Girone
     Col lito oue Santerno il capo pone.

 [146]
Allhora la Baſtia credo no v’era
     Hi die no troppo ſi vantar Spagnuoli
     D’hauerui ſu tenuta la bandiera:
     Ma piú da piager n’hano i Romagniuoli,
     E quindi a Filo alla dritta riuiera:
     Cacciano il legno, e fan parer che voli
     Lo volgon poi per vna ſoſſa morta
     Ch’a mezo di preflb a Rauena il porta.