Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/600

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 [147]
Ben che Rinaldo co pochi danari
     Forſè ſouete, pur n’ hauea ſi alhora
     Che corteſia ne fece a marinari
     Prima che li laſciaffe alla buon’ hora,
     Quindi mutando beſtie e cauallari
     Arimino parlò la ſera anchora:
     Ne in Montefiore aſpetta il matutino
     E quaſi a par col Sol giunge in Vrbino,

 [148]
Quiui non era Federico allhora
     Ne l’Iſſabetta, ne’l buon Guido v’ era
     Ne Franceſco Maria, ne Leonora:
     Che co corteſe ſorza e non altiera
     Haueſſe aſtretto a far ſeco dimora
     Si famoſo guerrier piú d’una ſera,
     Come ſer giá molti ani, & hoggi fanno
     A done e a cauallier che di la vanno.

 [149]
Poi che qui alla briglia alcun noi prede
     Smonta Rinaldo a Cagli alla via dritta,
     Pel mote che’l Metauro o ilGauno fende
     Paſſa Apènino, e piú nò l’ha a man ritta:
     Paſſa gli Obri e gli etruſci e a Roa ſcède
     Da Roma ad Oſtia, e quidi ſi tragitta
     Per mare alla cittade a cui còmife
     Il pietoſo ſigliuol l’oſſa d’Anchife.

 [150]
Muta iui legno, e verſo l’iſoletta
     Di Lipaduſa fa ratto leuarſi:
     Quella che ſu da i còbattèti eletta
     Et oue giá ſtati erano a trouarſi:
     Inſta Rinaldo e gli nocchieri affretta
     Ch’ a vela e a remi fan ciò che può farſi:
     Ma i veti auuerfi e per lui mal gagliardi
     Lo fecer (ma di poco) arriuar tardi.

 [151]
Giunſe ch’a puto il principe d’Anglante
     Fatta hauea l’utile opra e glorioſa,
     Hauea Gradaſſo vcciſo & Agramante,
     Ma co dura vittoria e ſanguinoſa:
     Morto n’era il ſigliuol di Monodante:
     E di graue percoſſa e periglioſa
     Staua Oliuier languédo in ſu l’arena
     E del pie guaſto hauea martire e pena.

 [152]
Tener nò potè il Conte aſciutto il viſo
     Quado abbraccio Rinaldo, e ch narrolli
     Che gli era ſtato Brandimarte vcciſo
     Che tanta fede e tanto amor portolli:
     Ne men Rinaldo quando ſi diuiſo
     Vide il capo all’amico hebbe occhi molli
     Poi quindi ad abbracciar ſi ſu codotto
     Oliuier che ſedea col piede rotto.

 [153]
La conſolation che ſeppe tutta
     Die lor, benché per ſé tor no la poſſa,
     Che giunto ſi vedea quiui alle ſrutta
     Anzi poi che la meſa era rimoſſa,
     Andaro i ſerui alla citta diſtrutta
     E di Gradaſſo e d’ Agramante l’oſſa
     Ne le ruine afeofer di Biſerta:
     E quiui diuulgar la coſa certa.

 [154]
De la vittoria e’ hauea hauuto Orlando
     S’ allegro Aſtolfo e Sanſonetto molto:
     No ſi perho come haurian fatto, quando
     No foſſe a Brandimarte il lume tolto:
     Sentir lui morto il gaudio va ſcemando
     Si che nò ponno aſſerenare il volto.
     Hor chi fará di lor ch’annuntio voglia
     A Fiordiligi dar di ſi gran doglia?