Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/601

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 [155]
La notte che preceſſe a queſto giorno
     Fiordiligi ſogno che qlla veſta
     Che p mandarne Brandimarte adorno
     Hauea trapunta: e di ſua man conteſta,
     Vedea p mezo ſparfa e d’ogn’ intorno
     Di goccie roſſe a guiſa di tempeſta,
     Parea che di ſua man coſi l’haueffe
     Riccamata ella, e poi ſé ne doglieffe.

 [156]
E parea dir, pur hammi il Signor mio
     Comeſſo ch’io la faccia tutta nera
     Hor perche dunque riccamata holP io
     Contra ſua voglia in ſi ſtrana maniera ?
     Di queſto ſogno ſé giudicio rio
     Poi la nouella giunſe quella ſera:
     Ma tanto Aſtolfo aſcoſa le la tene
     Ch’a lei con Sanſonetto ſé ne venne.

 [157]
Toſto ch’entraro e ch’ella loro il viſo
     Vide di gaudio in tal vittoria priuo,
     Senz’ altro annuntio fa: fenz’ altro auuiſo
     Che Brandimarte ſuo non e piú viuo,
     Di ciò le reſta il cor coſi conquiſo
     E coſi gliocchi hanno la luce a ſchiuo
     E coſi ogn’ altro ſenſo ſé le ferra
     Che come morta andar ſi laſcia in terra.

 [158]
AI tornar de Io ſpirto, ella alle chiome
     Caccia le mani: & alle belle gote
     Indarno ripetédo il caro nome
     Fa danno & onta piú che far lor puote,
     Straccia i capelli e ſparge, e grida come
     Donna talhor che’l demon rio percuote
     O come s’ ode che giá a ſuon di corno
     Menade corſe & aggiroſſi intorno.

 [159]
Hor qſto hor quel pgandova, che porto
     Le ſia vn coltel ſiche nel cor ſi ſera,
     Hor correr vuol la doue il legno í porto
     De i duo ſignor defunti arriuato era:
     E de l’uno e de l’altro coſi morto
     Far crudo ſtratio e vedetta aera e ſiera
     Hor vuol pattare il mare, e cercar tanto
     Che poſſa al ſuo Signor morire a canto.

 [160]
Deh perche Brandimarte ti laſciai
     Senza me andare a tanta impreſa (diſſe)
     Vedèdoti partir non ſu piú mai
     Che Fiordiligi tua non ti ſeguiſſe,
     T’haurei giouato s’io veniua assai
     C’haurei tenute in te le luci ſiſſe,
     E ſé Gradaſſo haueſſi dietro hauuto
     Con vn ſol grido io t’haurei dato aiuto.

 [161]
O ſorſè eſſer potrei ſtata ſi preſta
     Ch’ètrado í mezo, il colpo t’haurei tolto
     Fatto ſcudo t’ haurei con la mia teſta,
     Che morèdo io non era il danno molto,
     Ogni modo io morrò, ne ſia di queſta
     Dolete morte alcun profitto colto,
     Che quando io ſoſſi morta in tua difeſa
     Non potrei meglio hauer la vita ſpefa.

 [162]
Se pur ad aiutarti i duri fati
     Haueſſi hauuti e tutto il cielo auuerſo,
     Gliultimi baci almeno io t’haurei dati
     Almen t’haurei di pianto il viſo aſperfo:
     E prima che con gli Angeli beati
     Foſſi lo ſpirto al ſuo fattor cOuerſo,
     Detto gli haurei, va i pace, e la m’aſpetta
     Ch’ ouunqj fei ſon per feguirti in fretta.