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Ne per qſto interrompe il ſuo lamento
Ne ceſſono i ſoſpir, ne il pianto ceffo,
Leon ſi ferma e ſta ad vdire intento:
Poi ſmonta del cauallo, e fegli appreſſa,
Amore eſſer cagion di quel tormento
Conoſce ben: ma la perſona eſpreffo,
Non glie, per cui foſtien tanto martire:
Ch’acho Ruggier no glie l’ha fatto vdiſ
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Piú inanzi, e poi piú inanzi i paſſi muta,
Tato che fegli accoſta a faccia a faccia,
E con ſraterno affetto lo ſaluta
E fegli china a lato, e al collo abbraccia,
lo non ſo quanto ben queſta venuta
Di Leone iprouiſa a Ruggier piaccia
Che teme che lo turbi: e gli dia noia
E ſé gli voglia oppor pche no muoia.
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Leon con le piú dolci, e piú ſoaui
Parole che fa dir: con quel piú amore
Che può moſtrar, gli dice non ti graui
D’aprirmi la cagion del tuo dolore,
Che pochi mali al mondo ſon ſi praui
Che l’huomo trar non ſene poſſa ſuore
Se la cagion ſi fa: ne debbe priuo
Di ſperaza eſſer mai ſin che ſia viuo.
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Ben mi duol che celar t’ habbi voluto
Da me: che fai s’io ti ſon vero amico,
Non ſol di poi ch’io ti ſon ſi tenuto
Che mai dal nodo tuo no mi diſtrico,
Ma fin’allhora c’haurei cauſa hauuto
D’ eſſerti ſempre capital nimico,
E dei ſperar ch’io ſia per darti aita
Con l’hauer, con gli amici, e con la vita.
[32]
Di meco conferir non ti rincreſca
Il tuo dolore, e laſciami far proua
Se ſorza, ſé luſinga, accio tu n’ eſca
Se grá theſor, s’ arte, s’ aſtutia gioua
Poi quando l’opra mia non ti rieſca
La morte ſia ch’al ſin te ne rimuoua,
Ma non voler venir prima a queſt’ atto
Che ciò che ſi può far: non habbi fatto.
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E ſeguito con ſi efficaci prieghi
E con parlar ſi humano e ſi benigno,
Che no può far Ruggier che no ſi pieghi
Che ne di ferro ha il cor ne di macigno,
E vede quando la riſpoſta nieghi
Che ſora diſcorteſe atto e maligno,
Riſponde, ma due volte o tre, s’ incocca
Prima il parlar, ch’uſcir voglia di bocca
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Signor mio (diſſe al ſin) quando ſaprai
Colui ch’io ſon (che ſon per dirtel’hora)
Mi rendo certo che di me farai
Nò men cótéto, e ſorſè piú, ch’io muora,
Sappi ch’io ſon colui che ſi in odio hai,
Io ſon Ruggier, c’hebbi te i odio achora
E che con intention di porti a morte
Giá ſon piú giorni vſci di qſta corte.
[35]
Accio per te non mi vedeſſi tolta
Bradamante, ſentendo eſſer d’ Amone
La voluntade a tuo fauor riuolta,
Ma pche ordina l’huomo e Dio diſpone,
Véne il biſogno oue mi ſé la molta
Tua corteſia mutar d’ opinione,
E non pur l’odio ch’io t’ hauea depofi
Ma ſé ch’effere tuo ſempre io mi diſpofi.