Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
[605]
[36]
Tu mi pregarti, non ſapendo ch’io
Fotti Ruggier, ch’io ti faceſſi hauere
La Dona, ch’altretanto faria il mio
Cor ſuor del corpo, o l’anima volere,
Se ſodisſar piú toſto al tuo diſio
Ch’ai mio ho voluto: t’ho fatto vedere,
Tua fatta e Bradamate: habbila in pace,
Molto piú che’l mio bene, il tuo mi piace,
[37]
Piaccia a te anchora ſé priuo di lei
Mi ſon, ch’infieme io ſia di vita priuo,
Che piú toſto fenz’ anima potrei
Che ſenza Bradamante reſtar viuo,
Appreſſo, per hauerla tu non fei
Mai legitimamente ſin ch’io viuo,
Che tra noi ſponfalitio e giá contratto.
Ne duo mariti ella può hauere a u tratto.
[38]
Riman Leon ſi pien di marauiglia,
Quado Ruggiero eſſer coſtui gli e noto,
Ch ſenza muouer bocca, o batter ciglia,
O mutar pie: come vna ſtatua e immoto,
A ſtatua piú ch’ad huomo s’ aſſimiglia
Che nele chieſe alcun metta per voto,
Ben ſi gran corteſia queſta gli pare
Che no ha hauuto e non haura mai pare.
[39]
E conoſciutol per Ruggier, non ſolo
Non ſcema il ben che gli voleua pria
Ma ſi l’accreſce, che non men del duolo
Di Ruggiero egli: che Ruggier patia,
Per qſto, e per moſtrarfi che ſigliuolo
D’ Imperator meritamente ſia,
No vuol, ſé bé nel reſto a Ruggier cede
Ch’ in corteſia gli metta inanzi il piede.
[40]
E dice, ſé quel di Ruggier ch’ofFefo
Fu il campo mio dal valor tuo ſtupédo,
Anchor ch’io t’haueai odio, haueſſi Iteſo
Che tu ſoſſi Ruggier come hora intèdo,
Coſi la tua virtú m’haurebbe preſo
Come fece ancho allhor no lo ſapendo,
E coſi ſpinto dal cor l’odio, e toſto
Queſto Amor ch’io ti porto, v’ hauria poſto.
[41]
Che prima il nome di Ruggiero odiaſſi
Ch’io ſapeſſi che tu foſſe Ruggiero,
Non negherò, ma c’hor piú inanzi paſſi
L’odio ch’io t’hebbi, t’ eſca del penſiero,
E ſé quando di carcere io ti traſſi
N’haueſſe come hor n’ho ſaputo il vero,
Il medeſimo haurei fatto ancho allhora
Ch’a benefitio tuo ſon per far’ hora.
[42]
E s’ allhor volentier fatto l’haurei
Ch’ io non t’ era come hor ſono obligato,
Quant’hor piú farlo debbo? che farei
No lo facendo, il piú d’ogn’ altro ingrato.
Poi che negando il tuo voler, ti fei
Priuo d’ogni tuo bene, e a me l’hai dato,
Ma te lo rendo, e piú contento ſono
Réderlo a te, c’hauer’io hauuto il dono.
[43]
Molto piú a te ch’ame cortei conuienſi
Laqual, ben ch’io per li ſuoi merit’ami:
Non e perho s’altri l’haura, ch’io penſi
Come tu, al viuer mio romper li ſtami,
Non vo che la tua morte mi diſpenfi
Che porti ſciolto ch’ella haura i legami
Che ſon del matrimonio hora ſra voi,
Per legitima moglie hauerla io poi.