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Quiui e Gradaflb, quiui e Sacripante,
Quiui e Praſildo, il nobil caualliero
Che con Rinaldo venne di Leuante,
E ſeco Iroldo il par d’ amici vero
Al ſin trouo la bella Bradamante
Quiui il deſiderato ſuo Ruggiero
Che poi che n’ hebbe certa conoſcenza
Le ſé buona e gratiffima accoglienza.
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Come a colei che piú che gliocchi ſui
Piú chel ſuo cor, piú ch la propria vita,
Ruggiero amo, dal di ch’effa per lui
Si traſſe l’elmo: onde ne ſu ferita,
Lungo farebbe a dir come, e da cui
Et quanto ne la ſelua aſpra e romita
Si cercar poi la notte e il giorno chiaro
Ne ſé non qui, mai piú ſi ritrouaro.
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Hor che quiui la vede, e fa ben ch’ella
E ſtata ſola la ſua redentrice,
Di tato gaudio ha pieno il cor, ch appella
Se fortunato, & vnico felice,
Sceſero il monte, e diſmòtaro in quella
Valle, oue ſu la donna vincitrice,
E doue l’Hippogrypho trouaro ancho
C hauea lo ſcudo, ma coperto al ſianco.
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La donna va per prenderlo nel ſreno,
E quel l’aſpetta ſin che ſé gli accoſta,
Poi ſpiega l’ale per l’aer ſereno,
E ſi ripon non lungi a meza coſta,
Ella lo ſegue, e quel ne piú ne meno
Si leua in aria, e non troppo ſi feoſta
Come fa la Cornacchia in fecca arena,
Ch dietro il Cane hor qua hor la ſi m§a.
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Ruggier, Gradaſſo, Sacripante, e tutti
Quei cauallier, che ſcefi erano inſieme
Chi di ſu, chi di giú, ſi ſon ridutti
Doue che torni il volatore han ſpeme,
Quel poi ch glialtri Ivano hebbe 9dutti
Piú volte, e fopra le cime ſupreme,
E ne gli humidi fondi tra quei faſſi.
Preſſo a Ruggiero al ſin ritenne i paſſi.
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E queſta opera ſu del vecchio Athlante
Di cui non ceſſa la pietoſa voglia,
Di trar Ruggier del gra periglio iſtate,
di ciò ſol péſa, e di ciò ſolo ha doglia
Perho gli máda hor l’Hippogripho auáte
Perche d’Europa con qſta arte il toglia,
Ruggier lo piglia: e ſeco penſa trarlo,
Ma quel s’ arretra: e nò vuol ſeguitarlo.
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Hor di Frontin quel animoſo ſmonta
(Frontino era nomato il ſuo deſtriero)
E fopra quel che va per l’aria monta,
E co li ſpron gli adizza il core altiero
Quel corre alquáto, & indi i piedi pota
E ſale in verſo il ciel, via piú leggiero
Che ’l Giriphalco, a cui lieua il capello
Il maſtro a tempo, e fa veder l’augello.
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La bella Donna, che ſi in alto vede
E con tanto periglio il ſuo Ruggiero,
Reſta attonita in modo, che non riede
Per lungo ſpatio al ſentimento vero,
Ciò che giá inteſo hauea di Ganimede,
Ch’ al ciel ſu aſſunto dal paterno impero
Dubita assai, che non accada a quello
Non men gentil di Ganimede e bello,