Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/83

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 [39]
Non ti vo creder queſto (gli riſpofe
     Ariodante) e certo ſo che menti:
     E comporto ſra te t’ hai queſte coſe,
     Accio che da l’imprefa io mi [pallenti:
     Ma perche a lei ſon troppo ingiurioſe,
     Qneſto e’ hai detto foſtener conuienti:
     Che no bugiardo ſol, mavoglio achora
     Che tu fei traditor, moſtrarti hor hora.

 [40]
Suggiuſe il Duca: non farebbe honeſto
     Che noi voleſſen la battaglia torre
     Di quel che t’offerifeo manifeſto,
     Quado ti piaccia: inSzi a glíocchi porre
     Reſta ſmarrito Ariodante a queſto,
     E per l’oſſavn tremor ſreddo gli ſcorre,
     E ſé creduto ben gli haueſſe a pieno,
     Venia ſua vita allhora allhora meno.

 [41]
Con cor trafitto, e con pallida faccia:
     E con voce tremante, e bocca amara:
     Riſpofe, quando ſia che tu mi faccia
     Veder queſta auentura tua ſi rara,
     Prometto di coſtei laſciar la traccia:
     A te ſi liberale: a me ſi auara,
     Ma ch’io tei voglia creder nò far (lima
     S’ io non lo veggio co qſti occhi prima.

 [42]
Quando ne fará il tempo auiſarotti
     Suggiunſe Polineſſo, e dipartiſſe,
     Non credo che paſſar piú di due notti
     Ch’ordine ſu che ’l Duca a me veniſſe,
     Per ſcoccar dunque i lacci che cOdotti
     Hauea ſi cheti: andò al riuale e diſſe,
     Che s’afeondeſſe la notte ſeguente
     Tra quelle caſe oue non ſta mai gente.

 [43]
E dimoſtrogli vn luogo a dirimpetto
     Di quel Verrone, oue ſolea ſalire,
     Ariodante hauea preſo ſoſpetto
     Che lo cercaſſe far quiui venire,
     Come in vn luogo doue haueſſe eletto
     Pi por gli aguati, e faruelo morire,
     Sotto queſta ſintion ch vuol inoltrargli
     Quel di Gineura ch’impoſſibil pargli.

 [44]
Di volerui venir preſe partito.
     Mi in guiſa che di lui non ſia men ſorte.
     Perche accadendo che foſſe aſſalito,
     -Si truoui ſi, che non tema di morte,
     Yn ſuo fratello hauea faggio & ardito,
     Il piú famoſo in arme de la corte:
     Detto l.urcanio: e hauea piú cor co eſſo
     ih li dieci altri haueſſe hauuto appſſo

 [45]
Seco chiamollo: e volſe che prendeſſe
     L’arme, e la notte lo meno con lui,
     Non che ’l ſecreto ſuo giá gli diceſſe,
     N< l’hauria detto ad eſſo ne ad altrui.
     Da ſé lótano vn trar di pietra il meſſe
     Se mi lenti chiamar, vien (diſſe) a imi
     Ma ſé non Centi prima ch’io ti chiami,
     Non ti partir di qui ſrate ſé m’ami.

 [46]
V.i pur non dubitar (diſſe il fratello)
     E coſi venne Ariodante cheto,
     El ſi celo nel ſolitario hoſtello,
     Ch’era d’incòtro al mio Veron ſecreto,
     Vien d’altra parte il ſraudolente e fello,
     Che d’infamar Gineura era ſi lieto,
     E fa il ſegno, tra noi ſolito inante,
     A me che de l’inganno era ignorante.