Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/91

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 [10]
Ah laſſo io non potrei (ſeco dicea)
     Sentir per mia cagion perir coſtei,
     Troppo mia morte ſora acerba e rea
     Se inanzi a me morir vedetti lei,
     Ella e pur la mia donna: e la mia dea
     Queſta e la luce pur de gliocchi miei,
     Couien ch’a dritto e a torto p ſuo ſcápo
     Pigli l’imprefa: e reſti morto in campo.

 [11]
Soch’io m’appiglio al torto, e al torto ſia
     E ne morrò: ne queſto mi (conforta:
     Se non ch’io ſo che per la morte mia
     Si bella Dona ha da reſtar poi morta,
     Vn ſol conſorto nel morir mi ſia:
     Che ſel ſuo Polineſſo amor le porta
     Chiaramente veder haura potuto,
     Che nò s’è moſſo anchor p dark- aiuto.

 [12]
E me: che tato eſpreffamente ha oſſeſo:
     Vedrá per lei ſaluare a morir giunto:
     Di mio fratello inſieme, il quale acceſo
     Tato fuoco ha, vèdicherſimi a vn puto,
     Ch’ io lo faro doler, poi che compreſo
     Il ſine haura del ſuo crudele affluito:
     Creduto vendicar haura il germano
     E gli haura dato morte di ſua mano.

 [13]
Concluſo e’ hebbe queſto nel penſiero:
     Nuoue arme ritrouo, nuouo cauallo:
     E fopraueſte nere, e ſcudo nero:
     Porto ſregiato a color verde giallo,
     Per auentura ſi trouo vn feudiero
     Ignoto in quel paeſe: e menato hallo,
     E ſconoſciuto (come ho giá narrato)
     S’ appreſento contra il fratello armato.

 [14]
Narrato v’ho come il fatto ſucceſſe *
     Come ſu conoſciuto Ariodante,
     Nò minor gaudio n’ hebbe il Re e’ haueſle
     De la ſigliuola liberata inante,
     Seco penſo: che mai non ſi poteſſe
     Trouar vn piú fedele: e vero amante:
     Che dopo tanta ingiuria: la difeſa
     Di lei cotra il ſratel proprio hauea pſa.

 [15]
E per ſua inclination (ch’assai l’amaua)
     E per li preghi di tutta la corte:
     E di Rinaldo che piú d’altri inſtaua:
     De la bella ſigliuola il fa conſorte,
     La duchea d’Albania ch’ai Re tornaua
     Dopo che Polineſſo hebbe la morte:
     In miglior tempo difeader non puote,
     Poi che la dona alla ſua ſiglia in dote.

 [16]
Rinaldo per Dalinda impetro gratia
     Che ſé n’andò di tanto errore eſente,
     Laqual per voto: e perche molto fatia
     Era del mondo: a Dio volſe la mente,
     Monacha s’ andò a render’ ſin in Datia,
     E ſi leuo di Scotia inmantinente,
     Ma tèpo e homai di ritrouar Ruggiero,
     Che ſcorre il ciel ſu l’animai leggiero.

 [17]
Benché Ruggier ſia d’ animo conſtante
     Ne cangiato habbia il ſolito colore:
     Io non gli voglio creder: che tremante
     Nò habbia dètro piú che ſoglia il core,
     Laſciato hauea di gran ſpatio diſtante
     Tutta l’Europa: & era vſcito ſuore
     Per molto ſpatio, il ſegno che preferitto
     Hauea giá a nauiganti Hercole inuitto.