Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/98

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 [66]
L’un fin’ a denti, e l’altro fin’ al petto
     Partendo va, di quella iniqua razza,
     Ch’alia ſua ſpada non s’oppone elmetto
     Ne ſcudo, ne panziera, ne corazza,
     Ma da tutte le parti e coſi aſtretto,
     Che biſogno faria per trouar piazza,
     E tener da ſé largo il popul reo,
     D’hauer piú braccia e ma che Briareo.

 [67]
Se di ſcoprire haueſſe hauuto auiſo
     Lo ſcudo che giá ſu del Negromante:
     Io dico quel ch’abbarbagliaua il viſo,
     Quel ch’all’arcioe hauea laſciato Athláte
     Subito hauria ql brutto ſtuol conqſo
     E fattoſel cader cieco dauante:
     E ſorſè ben che diſprezzo quel modo
     Perche virtude vſar volſe e non frodo.

 [68]
Sia quel che può, piutoſto vuol morire,
     Che renderti prigione a ſi vii gente,
     Eccoti intanto da la porta vſcire,
     Del muro ch’io dicea d’oro lucente,
     Due giouani ch’a i geſti: & al veſtire
     Non eran da ſtimar nate humilmente,
     Ne da paſtor nutrite con diſagi,
     Ma ſra delitie di real palagi.

 [69]
l’una e l’altra ſedea s’ un Liocorno
     Candido piú, che candido Armelino,
     L’una e l’altra era bella, e di ſi adorno
     Habito, e modo tanto pellegrino:
     Ch al’huom guardado egtèpládo Uomo
     Biſognerebbe hauer occhio diuino:
     Per far di lor giuditio, e tal faria
     Beltá s’ haueſſe corpo: e Leggiadria.

 [70]
L’una e l’altra n’andò, doue nel prato:
     Ruggiero e oppreſſo dalo ſtuol villao:
     Tutta la turba ſi leuo da lato:
     E quelle al cauallier porſer la mano,
     Che tinto in viſo di color roſato
     Le donne ringratio de l’atto humano:
     E ſu contento (compiacendo loro)
     Di ritornarti a quella porta d’oro.

 [71]
l’adornamento che s’ aggira fopra
     La bella porta, e ſporge vn poco auante
     Parte non ha che tutta non ſi cuopra
     De le piú rare gemme di Leuante:
     Da quattro parti ſi ripoſa fopra
     Groſſe colonne d’integro Diamante,
     O vero o falſo, ch’ali’ occhio riſponda.
     Non e coſa piú bella o piú gioconda.

 [72]
Su per la ſoglia, e ſuor per le colonne
     Corron ſcherzando laſciue donzelle:
     Che ſé i riſpetti debiti alle donne
     Seruaſſer piú, farian ſorte piú belle,
     Tutte veſtite eran di verdi gonne,
     E coronate di ſrondi nouelle:
     Queſte co molte oſſerte, e co buon viſo
     Ruggier fecero entrar nel paradiſo.

 [73]
Che ſi può ben coſi nomar quel loco
     Oue mi credo che naſceſſe Amore:
     No vi ſi ſta ſé no in danza, e in giuoco:
     E tutte in feſta vi ſi ſpendon l’hore:
     Penſier canuto ne molto ne poco
     Si può quiui albergare in alcun core:
     Non entra quiui diſagio: ne inopia
     Mavi ſta ogn’ hor col corno pie la copia