Ch’io non aspetto a mezza estate i lumi
Per esser col Signor veduto a cena,
Ch’io non lascio accecarmi in questi fumi;
Io men vo solo, e, a piedi, ove mi mena
Il mio bisogno; e quando io vo a cavallo,
Le bisacce gli attacco su la schiena:
E credo, che sia questo minor fallo,
Che di farmi pagar, s’io raccomando
Al Prencipe la causa d’un vassallo.
O mover liti in beneficj, quando
Ragion non v’abbia; e facciami i piovani
Ad offerir pension venir pregando.
Anco fa che al Ciel levo ambe le mani,
Ch’abito in casa mia comodamente,
Voglia tra cittadini, o tra villani;
E che ne i ben paterni il rimanente
Del viver mio senza imparar nuov’arte
Posso, e senza rossor far di mia gente:
Ma perchè cinque soldi da pagarte,
Tu che noti, non ho; rimetter voglio
La mia favola al loco onde si parte.
Aver cagion di non venir mi doglio,
Detto ho la prima, e s’io vo’ l’altre dire,
Nè questo basterà, nè un altro foglio.
Pur ne dirò anco un’altra, che patire
Non debbo, che, levato ogni sostegno,
Casa nostra in ruina abbia a venire.