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42 SATIRA

Non vuol, che in ben vestir altri l’avanzi;
     Spenditor, Scalco, Falconiero, e Cuoco,
     Vuol chi lo scalzi, e chi li tagli innanzi.
Oggi uno, e diman vende un altro loco,
     Quel, che in molt’anni acquistàr gli avi, e i patri,
     Getta a man piene, e non a poco a poco.
Costui non è chi morda, o che gli latri;
     Ma liberal, magnanimo si noma
     Fra i volgari giudicj oscuri ed atri.
Solonio di faccende sì gran soma
     Tolle a portar, che ne saria già morto
     Il più forte somier, che vada a Roma.
Tu ’l vedi in Banchi, a la Dogana, al Porto,
     In Camera Apostolica, in Castello,
     Da un ponte a l’altro a un volger d’occhi sorto.
Si stilla notte e dì sempre il cervello,
     Come al Papa ogn’or dia freschi guadagni,
     Con dazj nuovi, e multe, e con balzello.
Gode fargli saper, che se ne lagni,
     E dica ogn’un, che a l’util del padrone
     Non riguardi parenti, nè compagni.
Il popol l’odia, ed ha d’odiar ragione;
     Se d’ogni mal, che la città flagella,
     Gli è ver, ch’egli sia il capo, e la cagione.
E pur grande, e magnifico s’appella,
     Nè, senza prima discoprirsi il capo,
     Il nobile, o ’l plebeo mai gli favella.