Laurin si fa de la sua patria capo,
Ed in privato il pubblico converte;
Tre ne confina, a sei ne taglia il capo;
Comincia volpe, ed indi a forze aperte
Esce leon, poi c’ha il popol sedutto
Con licenze, con doni, e con offerte:
Gl’iniqui alzando, e deprimendo in lutto
I buoni, acquista titolo di saggio,
Di furti, stupri, e d’omicidj brutto.
Così dà onore a chi dovrebbe oltraggio,
Nè sa da colpa a colpa scerner l’orbo
Giudicio, a cui non mostra il Sol mai raggio;
Estima il corbo cigno, e il cigno corbo:
Se sentisse, ch’io amassi, faria un viso,
Come mordesse allora allora un sorbo.
Dica ognun, come vuole, e siagli avviso
Quel che gli pare: in somma ti confesso,
Chi qui perduto ho il canto, il giuoco, e il riso.
Questa è la prima, ma molt’altre appresso,
E molt’altre ragion posso allegarte,
Che da le Dee m’han tolto di Permesso.
Già mi fur dolci inviti a empir le carte
I luoghi ameni, di che il nostro Reggio,
Il natío nido mio n’ha la sua parte.
Il tuo Maurizían sempre vagheggio,
La bella stanza, e ’l Rodano vicino
Da le Naiade amato ombroso seggio.