Pagina:Ariosto - Satire, 1809.djvu/51

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QUARTA 45

Sì, che or con chiaro, or con turbato volto
     Convien, ch’alcuno prieghi, alcun minacci,
     Altri condanni, ed altri mandi assolto;
Ch’ogni dì scriva, ed empia fogli, e spacci
     Al Duca or per consiglio, or per aiuto,
     Sì che i ladron, c’ho d’ogn’intorno, scacci.
Dei saper la licenza, in ch’è venuto
     Questo paese, poi che la Pantera,
     Indi il Leon l’ha fra gli artigli avuto.
Qui vanno gli assassini in sì gran schiera,
     Che un’altra, che per prenderli ci è posta,
     Non osa trar del sacco la bandiera.
Saggio chi dal castel poco si scosta:
     Ben scrivo a chi più tocca, ma non torna,
     Secondo ch’io vorrei, mai la risposta.
Ogni terra in se stessa alza le corna;
     Che sono ottantatrè tutte partite
     Da la sedizíon, che ci soggiorna.
Vedi or, se Apollo, quando io ce lo invite,
     Vorrà venir, lasciando Delfo, e Cinto,
     In queste grotte a sentir sempre lite.
Dimandar mi potresti, chi m’ha spinto
     Da i dolci studj, e compagnia sì cara
     In questo rincrescevol laberinto?
Tu dei saper, che la mia voglia avara
     Unqua non fu; ch’io solea star contento
     De lo stipendio, che traea in Ferrara.