Pagina:Ariosto - Satire, 1809.djvu/59

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QUINTA 53

Io non son per mostrar la strada a un cieco:
     Ma se tu il bianco, e ’l rosso, e ’l ner comprendi,
     Esamina il consiglio ch’io ti arreco.
Tu, che vuoi donna, con gran studio intendi
     Qual sia stata, e qual sia la madre, e quali
     Sien le sorelle, se all’onore attendi.
Se in cavalli, se ’n buoi, se ’n bestie tali
     Guardiam le razze; che faremo in questi,
     Che son fallaci più ch’altri animali?
Di vacca nascer cerva non vedesti,
     Nè mai colomba d’aquila, nè figlia
     Di madre infame, di costumi onesti.
Oltra che il ramo al ceppo s’assomiglia;
     Il domestico esempio, che le aggira
     Pel capo sempre, ogni bontà scompiglia.
Se la madre ha due amanti, ella ne mira
     A quattro, a cinque, e spesso a più di sei,
     Ed a quanti più può la rete tira;
E questo per mostrar, che men di lei
     Non è leggiadra, e non le fur del dono
     Della beltà men liberali i Dei.
Saper la balia e le compagne è buono:
     S’appresso il padre sia nodrita, o in corte,
     Al fuso, a l’ago, oppur in canto e in suono.
Non cercar chi più dote, o più ti porte
     Titoli e fumi, e più nobil parenti,
     Ch’al tuo aver si convenga o alla tua sorte.