Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/138

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D'ARISTOFANE. 69

od essendo procuratore mangia le mercedi de i poeti, ne la comedia accusato ne li sacrificij patrij di Baccho. à questi dico, e torno à dire, e un'altra volta dico che staghino fuori de li chori sacerdotali. e voi eccitate il canto et le nostre notturne vigilie, quali convengono à questa festa.

Semichoro
Ogn'un vada inanti virilmente per li seni floridi d'i campi, spingendo, vituperando, scherzando, bertegiando. hor à sufficienza è fatto bene. ma ò generoso entra à ciò che laudi sotira cantando: quale dice che serva la citade al suo tempo: quantunque Thoricion non voglia.
Semichoro
Horsu, ad altra forte di laude con canti divini laudate, ornate. honorate la fruttifera regina Cerere dea. Vien Cerere regina d'Orgij giovani, e salva il tuo proprio choro, e fammi tutto 'l giorno giocare, e ballare, e ragionare di molte cose da ridere. e ne la tua festa essere coronato giocando degnamente molte belle cose, e cavilando, e vincendo.
Semichoro
Hor cantate, e chiamate qual gratiato dio, il quale è compagno di questa chorea.
Semichoro
Iacco molto honorato, ritrova un canto dolcissimo à questa festa, e vieni à la dea, e mostrali che senza fattica per lei fai molta via. Iacco amator de 'l tripudio insieme manda me inanti, che mi hai squarciato di ridere, e il calciamento mio, e la veste ch'io isparmiava: che hai ritrovato il giocare,