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Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/146

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D'ARISTOFANE 73
Eaco
Impie donque e gravi?
Xanthia
Ma, per Giove. se son venuto quà voglio morire, e se t'ho robato pur una cosa di prezzo d'un pelo, piglia il mio famiglio, e fagli patire le pene: et se tu trovi che io mai ti facesse ingiuria, guidami à la giustitia.
Eaco
In che modo te punirò io?
Xanthia
Come vorrai, legami sù la scala, appicami, con la scoreggiata battimi, scorticami, strettamente legami e ne le narise ispargimi l'aceto, gettami adosso d'i quadrelli, e ogni altra cosa che vuoi: ma non battere costui se non con porri e cepolle.
Eaco
Il parlar è giusto: e se rompo qualche cosa battendoti il famiglio, l'argento non darai?
Xanthia
Certo. mena via costui, e così il cruriarai.
Eaco
Dunq; à ciò che in presentia il dica, metti giù presto i vasi, e non dir mendacio, ne bugia.
Dionisio
Dico che nessuno mi habia à punir che son io immortale, se non tu te accusarai te medesimo.
Eaco
Di tu qualche cosa?
Dionisio
Dico che Dionisio figliuolo di Giove è immortale, e che costui è mio servo.
Eaco
Odi tu?
Xanthia
Dico io, che molto piu è da esser flagellato, perche s'egli è dio, non sentirà.
Dionisio
Che cosa dunque? perche tu dici esser dio, non sarai tu battuto con bastonate uguali?
Xanthia
Il parlare è giusto: quello che di noi prima vederai