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Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/147

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LE RANE

à piagnere, ò che mostri essere stà battuto, pensa che non sarà dio.

Eaco
Non è che tu non sij huomo generoso, vai tu secondo il giusto. spogliatevi dunq; voi ambidoi.
Xanthia
A che modo giustamente ne punirai?
Eaco
Facilmente. à bastonarvi, hor l'uno, hor l'altro.
Xanthia
Ben dici. ecco se mi vederai ch'io mi muti.
Eaco
Hor te hò percosso.
Xanthia
Non per Giove.
Eaco
N'ancho à me pare. ma vado à costui à percoterlo.
Dionisio
Quando?
Eaco
Et hor ti hò percosso.
Dionisio
Come io poi non sternuto?
Eaco
Non sò, ma anchora io approverò.
Xanthia
Tu non te affretti? oime.
Eaco
Che oime? te duoli tu?
Xanthia
Non per Giove. ma pensava quando se danno le Herculee feste ne li Diomei.
Eaco
Egli è huomo sacro, dunq; bisogna tornarli.
Dionisio
Oime, oime.
Eaco
Che egli è?
Dionisio
Vegio i cavaglieri.
Eaco
Che dunque piangi?
Dionisio
Io naso cipolle.
Eaco
Poi mostri tù niente?
Dionisio
Niente mi curo.
Eaco
A questo altro dunque andaremo.
Xanthia
Oime.