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Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/178
- Dionisio
- Ben Palamede, ò sapientissima natura. hai trovato tu queste cose ò Cefisofo?
- Euripide
- Io solo. poi li vasi acetorij Cefisofo?
- Dionisio
- Che dici tu?
- Eschilo
- Dimi de la citade. quali usamo? i buoni?
- Dionisio
- E donde? gli hà in odio pessimamente.
- Eschilo
- Se alegrala d’i mali?
- Dionisio
- Non certo quella, ma usa la violenza.
- Eschilo
- Come dunq; alcuno servarà tal citade? à la quale ne la chlena, ne la sisira è utile?
- Dionisio
- Io l’ho trovato per Giove: se pur egli risurge anchora.
- Eschilo
- Là il dirò, quà non voglio.
- Dionisio
- Non: ma di quà lascia i beni.
- Eschilo
- Quando pensarano che questa terra sia de li nemici propria, e quella propria de li nimici, et il transito le navi,e l’indigentia poi il transito.
- Dionisio
- Bene. pur il giudice solo intende, e lo igiothisce.
- Plutone
- Giudicherai?
- Dionisio
- L’istesso giudicio de loro se farà: io mi elegerò, quale l’animo mi spirerà.
- Euripide
- Raccordati de li dei, che hai giurato di menarme a casa. elegerai gli amici.
- Dionisio
- La lingua l’ha giurato, io mi elegerò Eschilo.
- Euripide
- Che hai fatto ò sceleratissimo de gli huomini.
- Dionisio
- Io? hò giudicato haver vento Eschilo, perche nò?
- Eschilo
- Facìomi un opera fissile. tu mi vedi.
- Dionisio
- Che cosa è turpe, s’el non par cosi à i spettatori?