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I CAVALLIERI |
lungamente, temendo l’oracolo per te medesimo.
- Ni.
- Che?
- De.
- Egli è qui esso, che muore.
- Ni.
- Et à che modo?
- De.
- A che modo? l’oracolo chiaramente dice, che per la prima volta colui diventa venditore di stoppe, che primo haverà gli impazzi de la cità.
- Ni.
- Un tale venditore, che fa quì? dillo.
- De.
- Dietro à questo anchora gli è un’altro che vende pecore.
- Ni.
- Questi doi venditori, e che bisogna che costui patisca?
- De.
- Signoregiare fino à tanto che un’altr’huomo piu odioso divenga che quello, e dopo questo che muora. perche poi il Paflagone diventa venditore di pelli, rapace, gridatore, che ha voce di mangiatavole.
- Ni.
- Conveniente era che ’l venditor di pecore fosse rovinato da quello che vende le pelli.
- De.
- Sì per Giove.
- Ni.
- Oime tristo, d’onde venirà adunque piu un venditor solo?
- De.
- Egliene anchora uno che ha una eccellente arte.
- Ni.
- Dì de gratia ch’è egli?
- De.
- Debo dirlo?
- Ni.
- Sì per Giove.
- De.
- Quello è Allantopole ch’è per distrugere costui.
- Ni.
- Allantopole è, ò Nettuno, per arte. sù, ove trove-
remo