Vai al contenuto

Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/211

Da Wikisource.
Al.
Et io andando à torno da la bottega gli ho rubato una pugnata d'un altro che cocinava.
Cl.
Et pur ò popolo subitamente fa il concilio, se tu vuoi sapere qual di noi ti vuol piu bene, giudica, per amar colui.
Al.
Si, sì giudica ogni modo, se non ne'l Pnice.
Po.
Non mi sederei in altro luogo. ma bisogna prima andare in quello Pnice.
Al.
Oime disgratiato che son morto. perche qual vecchio a casa facilissimo de tutti gli huomini, et quando si siede in su questa pietra, hà sbadacchiato quasi per impedire i fighi.
Co.
Hor ti bisogna gia contare ogni cosa tua zoccolo, et portare la prudentia impetuosa et le parole inevitabili, con le quai questo vincerai. perche è vario huomo. et da inventioni bene escogitate da quelle che non si possono imitare. oltre a ciò à che modo sarai tu grande et illustre verso l’huomo. ma guarda, et avanti ch’egli si getti dinanzi à te, tu prima inalza questi dolfini, et giugnegli la nave.
Cl.
A questa reina Minerva che de la cità hà cura, facio voto, poi che circa'l popolo d'Atheniesi son divenuto un huomo da bene, dopò Lisicle, et Cinna, et Salabacca, come hora niente facendo di cenare ne'l Pritaneo. ma se ti voglio male, et non per te solo combatto à faccia, à faccia, poss'io morire, et poss'io esser pestizzato et tagliato minuto,