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Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/236

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queste cose. et hor considera, se qualche buffone chiamato havrà detto: Non haverete noi giudici, di farina, se non rifutarete questa giustitia. che farai? dimi, à questo acchiamato?

Po.
L'alzarò su in alto, il getterò ne'l baratro, per la gola impicando Hiberbolo.
Al.
Questo hor ben dici, et saviamente, di gratia lasciami vedere le altre cose, à che modo governarai la cità, dimi.
Po.
Et per la prima pagarò fino à un quatrino tutti quanti quelli che menano et conducono le navi longhe.
Al.
A molte natichelle magrette hai donato.
Po.
Poi citadini niuno posto ne'l numero per tregua sarà trascritto, ma come era prima sarà inserito.
Al.
Questo ha morso quel manico di Cleonimo.
Po.
Ne niuno senza barba mi verrà ne'l foro.
Al.
Dove venirà adunque Clistene, et Stratone, dico quelli giovani in Miro, che sono ingannati così fattamente, stando à sedere. il savio Feace non morì già saviamente, perche fu compositivo, et terminativo, et di sententie fortunativo, et manifesto, et pulsativo, et che ben coglieva quel che fà romore.
Co.
Adunque è contra quello anello loquace.
Po.
Non per Giove, ma costringerò, che si trovi ogniun di tal forte, che cessi da i giudicij.