Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/243

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L'ACARNE


chiaramente acio ch’io non te intinga ne la Sarpsiniaca tintura: il gran Rè ne manda lo oro? il neghi tu? veramente eramo ingannati da li legati. non neghi? questi huomini n’hanno accennato Grecamente. non è che non siano di quà e di là, e de questi Eunuchi uno ne conosco, Clisthene di Sibirtio. ò tu the sei sia ritrovato havere il caldo culo, ò simia che così hai la barba, sei venuto à noi Eunuco apparecchiato? chi è costui? non è Stratone?

Pre.
Taci, e sedi. il concilio chiama ne’l Pritaneo l’occhio del Rè.
D.
Questo non è un strangolare? e io poi ancho voglio combatter quà? la porta non mi hà tenuto di allogiar costoro, ma farò ben qualche facenda. grave e grande. Amfitheo dove è?
Am.
Egli è quà.
Di.
Piglia queste otto drachme et fà la tregua à i Lacedemonij, à me solo, à li figlioli, et à mia moglie. e voi mandate la legatione e sbadacchiate?
Pre.
Lasciate vivere quello Theoro da Sitaleo.
Th.
Egli è questo.
Pre.
Theoro.
Di.
Chiamasi un’altro superbo.
Th.
Molto tempo non saressimo stati ne la Tracia.
D.
Per Giove nò, se non havesti portato gran mercede.
Th.
Se non fosse nevata tutta la Tracia, et se non fosseno gelati i fiumi à l’hora, quando questo Teo-