Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/463

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LA PACE
sta. vegio e Clinarete che vengono, et Filanete.
Pra.
Frettatevi che Clice ha giurato s’ella viene l’ultima che’lla pagherà tre misure di vino, et una di cicero. non vedi Melistica di Smicithione frettarsi in pantofele? parmi che sola uscisca da’l marito per tempo concessole.
Al.d.
Poi non vedi tu Geusistrate di Capelo, che ha la lampada in mano, et quella di Ficodoripo, et di Charetade?
Pra.
Vego, che vengono, et molte altre donne, cosa che è utile à la cità.
Don.
Et io ò dilettissima miseramente fugendo son venuta. il marito mio tutta notte ha tossito, che la sera si riempiè di pesci.
Pra.
Sedete pure: che vi voglio interrogare, poi che sete collette et adunate: havete voi fatto ciascuna cosa che apare à sciri?
Don.
Io primamente sotto le lasene gli ho peli più duri et spessi che bachettine, e così stà bene et quando mio marito veniva à braciarmi, et toccarmi, mi ungeva la persona per tutto il dì, et io mi riscaldava a’l sole.
Don.
Et io ho gettato via fuor di casa il rasore, à ciò che tutta m’inspessisse, et che piu niente fussi simile à una donna.
Pra.
Havete poi le barbe, de quali ve ne stà detto, quando se congregavano?
Don.
Per la Luna io ho questa bella.

Alt.d.