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D’ARISTOFANE. 234
mali. è cosa difficile avisar gli huomini cattivi, i quali temete quelli che vi vogliono amar, et quelli che non vogliono, sempre li pregate. Era ne i concilij, quando in tutto niuna cosa usavamo, ma noi tenevamo l’argento per cosa cattiva. hor di quelli che lo usano, costui pigliatolo l’ha laudato. imperò che colui, che ’l piglia dice non essere degno di morte quelli, che cercano dar mercede ne ’l concilio.
D.
Per Venere ben dici di queste cose.
P.
Misera tu che nomini Venere, seria stà piu grata cosa se ne ’l concilio havresti ditto questo.
D.
Ma non lo direi.
P.
Nanche usati à dirlo, quando consideravamo l’ausiliatoio, s’el non fusse stà fatto, dicevano che la cità doveva morire: poi quando fu fatto, se dolevano. de gli oratori quando uno persuase questo egli subito fugendo se ne partì e ei pare gia voler tuore le navi a ’l povero, non pare poi à li ricchi et agricoli. vi dolete de li Corinthij, e quelli però à te sono boni, e tu ti farai bono Argeo rude, e Hieronimo sapiente. la salute è gia dechinata, ma esso Trasibulo non sendo chiamato la determina.
D.
Huomo quanto sei savio e intelligente.
P.
Adesso bene m’hai laudato, dunque voi ò popolo sete causa di queste cose, havendo la mercede de ’l publico. ognuno considerate il guadagno vostro, et questo commune si rivolge come Esimo. se dunque

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