Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/467

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LE CONGREGANTI
D.
Io, hor su a’l coronare, che la cosa si fà.
P.
Hor dirai bene, e virilmente havendoti ben confirmato l’habito co’l bastone.
D.
Voleva ben io, che un’altra, che fusse prattica dicesse, e sedere io e tacere: pur non lascierò, secondo una openion mia, ch’io non facij laghi d’acqua ne li Cauponi, à me non pare giurare per li dei.
P.
O poveretta dove hai la mente?
D.
Che gli è? non tè hò gia dimandato da bere.
P.
Per Giove sì, hai giurato i dei de essere huomo da bene, e dire altre cose attissime et à proposito.
D.
O per Apolline.
P.
Cessa homai, che io predicando non moverò un piede, se diligentemente non considerarò.
D.
Porta la cororna, che io dirò un’altra uolta, ben penso haver pensato ogni cosa bene. hor sedete madonne.
P.
Infelice tu anchora, gli huomini domandi donne?
D.
Per Giove sì. Io mi credeva, che quello Epigono, guardandole, dovesse predicare à le donne.
P.
Postù morire anche tu. sedete li? Io istessa per causa vostra voglio dire: pigliando costei suplico à li dei che li dirizino il consiglio, e à me l’ugualità con la citade, si come è con voi. ma mi doglio e hò à male queste molestie de la cità. imperò che io veggo ch’ella mai non hà presidenti boni, e se uno è bono per un dì, poi per dieci è cattivo. l’hai commessa ad un’altra, hor farà lei piu