Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/511

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LE CEREALI
Servidore
A metter chiodi ne principij de la favole. toze nuovi scuti di parole, & altre cose fà a’l torno, & altre attacca insieme à pezzzo à pezzo, & forma sententie, & usaantonomasie, & discola la cera, & la fà rotonda & la manda giù.
Mnesiloco
Et sbelletta.
Servidore
Che villano è quello, che vien ne la corte?
Mnesiloco
Quello ch’è pronto à te, & a’l poeta che ha bella loquela di corte, che inrotonda, & contorze questa verga à infundere.
Servidore
Sei tu mai stato ò vecchio sprezzatore de’l nuovo certame?
Euripide
O huomo da bene lascia andar costui in buon’hora, & tu con ogni arte chiamami quà Agathone.
Servidore
Non pregare, che esso tosto verrà fuora, perche commincia à modulare. & essendo d’inverno non è cosa facile à torzere le conversioni, se non andrà fuora a’l Sole.
Mnesiloco
Che farò io adunque?
Servidore
Aspetta, che varrà fuori.
Mnesiloco
O Giove che pensitu di farmi hoggi?
Euripide
Per i dei io voglio udire che cosa è questa. che pia gitu? di che hai tu noia? non bisognava che celasti quello ch’è mio socero.
Mnesiloco
Emmi parecchiato un certo gran male.
Euripide
Di che forte?
Mnesiloco
In questo dì d’oggi si giudicherà, ò se è vivo anchora, ò se è morto Euripide.