Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/606

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gli darò de le fette di pane quantunque sottili. il pane si pò vedere da la chenice molto grosso. ciascun dunque d'i poveri, che ne vuole, venga da me havendo sacchetti e scarselle, che gli darò del formento, et il mio Mane ce ne dara. Non dimeno non v'appropinquate à la mia porta, ma guardate il cane.
Servo
Apri la porta, non vuoi farti indietro? che state quì à sedere? volete che vi abbrugi con la facella? il luoco è molesto, non farei certo. ma se bisogna far questo, facendovi cosa grata, s'affligeressimo ogniuno.
Coro
Noi con teco s'affligeremo.
Servo
Non vi partirete? piangere che i capelli vi saranno islongati, non vi partirete? à ciò che i Lacedemonij da la parta piu dentro, se ne vaghino per riposo havendo mangiato.
Ateniesi
Non anchora io hò veduto tal convivio, & li Laconici han fatto galante, e noi ne'l vino siamoci stati compagni dolcissimi.
Coro
Benissimo. quando siamo sobrij, non siamo in cervello. Io persuadero gli Ateniesi dicendo. Sempre ebriachi cercaremo la legatione. pur adesso se in Lacedemone n'andiamo sobrij, subito se diamo meraviglia perche si turbiamo. però quello che dicono non udimo, che non dicono, il suspettamo. & annonciamo non quelle cose medesime de loro. Hor ogni cosa cosi è piacciuta, che s'alcuno cantasse di Telagone, saria de bisogno che