Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/65

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Str.
Hor dimi animosamente, per ciò che io stesso me ne vengo per imparare à la scuola.
Disc.
Dirollo. ma bisogna che tu pensi, che queste cose sono secrete. Socrate ha interrogato poco fà Cherefonte d’un pulice, quanti piedi de suoi ha saltato. perche havendo beccato il supercilio di Cherefonte, saltò su la testa di Socrate.
Str.
In che modo egli ha misurato questo?
Dis.
Facilissimamente. liquefatta la cera, et poi preso il pulice, gli intinse ne la cera i suoi piedi, et à quello morto poi, naquero i calciamenti. questi trattegli, rimesurò il spacio.
Str.
O Giove re de le sottigliezze de le menti.
Disc.
Che dirai tu poi, se tu senti un’altra fantasia di Socrate?
Str.
Come di gratia? dimi.
Disc.
Cherefonte Sfettio gli domandò quale openione havesse, se le zanciale cantassino, ò da la bocca, ò da’l culo.
Str.
Che cosa poi egli gli disse de la zanciala?
Disc.
Disse, che lo intestino de la zanciala è stretto: il fiato poi di essa, che è piciola, per forza gli và dirittamente nel corpo: poi per la forza del fiato a’l culo cavo, e stretto, apresso fà strepito.
Str.
Il culo adunque de le zanciale è una tromba. ò assai piu che beato per la questione. chiunque conoscerà lo intestino de la zanciala, facilmente fugendo schifarà egli la pena?