Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/72

Da Wikisource.
storo, che hanno detto questa honoranda cosa. sono elle reine?
Soc.
Non, ma Nebule de’l cielo, dee magnifiche, che à gli huomini quieti, ciò è à noi danno cogitatione, et disputatione e mente, et honore, et eloquentia, et percussione, e comprensione.
Str.
Per queste cose, udendo l’animo mio la loro voce, cominciò a volare, et gia cerca di dire cose sottili, et disputare de’l fumo, e scoprendo la sententia à una sententiola, con un’altra parola contradire. però se à qualche guisa si può vedere esse, gia apertamente le disidero.
Soc.
Guarda mò quà a’l Parnaso, ch’io le vedo venir giù tacitamente?
Str.
Hor sù, ove, mostra.
Soc.
Vengono pur assai loro por luoghi cavi et spessi, istorte.
Str.
Che novella è questa? che non vegio?
Soc.
A la entrata.
Str.
Hor gia à pena vego.
Soc.
Hor non di meno gia le veditù se non zucche tutt’aqua.
Str.
Per Giove io pur, ò molto honorate, che gia ogni cosa possedono.
Soc.
Pur tù non sapevi, ne tu pensavi ch’elle fossino dee.
Str.
Non per Giove, anzi istimava ch’elle fussero nebia, rosciata, et ombra oscura.
Soc.
Tù non sapevi mica per Giove, che elle danno da